EU and China: geographical indications now protected

Thanks to a historic bilateral agreement, China and the European Union protect each other's geographical indication products.
Italian sounding in agri-food products (to silence counterfeiting) is one of the plagues that afflict our economy, since the damage this brings us amounts to several million euros. The battles that the protection consortia face every day to parry these scams are, of course, the blows of lawyers and stamped papers and cost more money, as well as energy and resources. It is therefore with great joy that we welcome the bilateral agreement signed between the European Union and China on the mutual recognition of hundreds of Chinese and European geographical indications, including, of course, many of our own. This is a fundamental step to guarantee the highest level of protection for our products on the Chinese market.
According to the signed document, in fact, starting from next year, with additions and extensions every two years, the products with geographical indication protected by the respective countries of origin (and therefore PDO and PGI, as well as DOCG, DOC and IGT) whose lists are attached to the agreement, are also protected on the whole in China (if European products) and in Europe (if Chinese). The document expressly speaks of Trade-related Aspects of Intellectual Property Rights ("TRIPS Agreement").
The rest of the article is available in Italian only:
Di particolare importanza è l’articolo 4, che spiega gli scopi dell’accordo, incentrato sulla protezione contro “l'uso di qualsiasi mezzo nella denominazione o nella presentazione di un prodotto che indichi o suggerisca che il prodotto in questione è originario di una zona geografica diversa dal luogo di origine reale, in modo tale da indurre in errore il consumatore sull'origine geografica del prodotto”. Ma anche contro “qualsiasi uso di un'indicazione geografica che identifichi un prodotto identico o simile non originario del luogo indicato dall'indicazione geografica in questione, anche quando la vera origine del prodotto è indicata o l'indicazione geografica è utilizzata nella traduzione, trascrizione o traslitterazione, o accompagnata da espressioni quali "genere", "tipo", "stile", "imitazione" o simili” e infine contro “qualsiasi uso di un'indicazione geografica che identifichi un prodotto identico o simile non conforme al disciplinare della denominazione protetta”.
Ovviamente stiamo parlando di denominazioni che sono protette tramite uno specifico disciplinare di produzione e controllate nei rispettivi paesi di origine.
Da ora in poi sono quindi protetti i nostri vini più famosi: Asti, Barbaresco, Bardolino Superiore, Barolo, Bolgheri Sassicaia (e Bolgheri), Brachetto d’Acqui, Brunello di Montalcino, Chianti, Chianti Classico, Conegliano Valdobbiadene Prosecco, Dolcetto d’Alba, Franciacorta, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Marsala, Montepulciano d’Abruzzo, Prosecco, Soave, Veneto Valpolicella, Veneto Euganei e Berici, Veneto del Grappa e Vino Nobile di Montepulciano. A questi si aggiungono le denominazioni regionali Campania, Sicilia e Toscana.
Accanto a questi, prodotti alimentari Dop e Igp come formaggi, salumi e anche frutta.
Forse questo storico accordo non servirà a fermare piccole e grandi truffe, che avvengono in tutto il mondo (a partire proprio dall’Italia), ma sicuramente sono un segnale forte della direzione che dovranno prendere tutti gli scambi commerciali in un mondo sempre più aperto al commercio estero, ma sempre più interessato a proteggere le specificità produttive dei singoli Stati.