Umani e altri animali

The philosopher Nane Cantatore puts to us his "reflections for an omnivorous ethics", a delicate subject that deals with the relationship between humans and animals for slaughter, but not only.
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L’intera popolazione mondiale entrerebbe comodamente in Italia Centrale: non è dunque esatto sostenere che il problema decisivo del pianeta Terra sia l’uomo in sé. Piuttosto, è lo spazio che utilizziamo per nutrirci - in due sensi: quello che dedichiamo all’allevamento degli animali dei quali ci nutriamo, e soprattutto lo spazio inimmaginabile che occupiamo con le colture con le quali nutriamo gli animali che mangeremo. Per dirna una: di questo passo nel 2050 l’estensione dei terreni dedicati alla produzione di soia per i maiali sarà pari a quella dell’Australia.
Se a questo aggiungiamo che la stragrande maggioranza della popolazione abita a nord dell’Equatore, il problema deflagra in tutta la sua immensità. È dunque lecito continuare a nutrirsi di manzi, agnelli e maiali? Oppure è il caso di estendere al mondo animale il diritto tipicamente umano a non essere allevati, macellati e consumati? Siamo sicuri però che se gli uomini diventassero in massa vegetariani gli animali starebbero meglio? E cos'è esattamente il mangiare, se come dice Marx "La fame è fame, ma la fame che si soddisfa con carne cotta, mangiata con coltello e forchetta è diversa da quella che si soddisfa divorando carne cruda con le mani, le unghie e i denti”? Più in generale: di fronte a questa emergenza che tipo di rapporto dobbiamo instaurare con il mondo animale?
È a questa decisiva domanda che intende rispondere il filosofo Nane Cantatore nel nuovo “Umani e altri animali”.
L’uomo, sostiene Cantatore, è ciò che è non tanto per l’uso della tecnica o per il linguaggio, che sono caratteristiche inerenti anche ad altri animali, ma per il fatto di essere allevatore e per il rapporto instaurato nei millenni con il cane. Attingendo dalle recenti acquisizioni della biologia, dell’etologia e della linguistica, Cantatore analizza le posizioni antispeciste, evidenziandone incongruenze e ipocrisie. “Se, con gli antispecisti, riteniamo che gli animali abbiano gli stessi diritti degli umani, allora dobbiamo ritenere che il leone quando mangia la gazzella commette un reato”.
Ancora: “credo che sia difficile impostare in maniera seria e rigorosa una morale antispecista, perché ci si trova sempre di fronte alla stessa difficoltà: l’idea stessa di morale fa inevitabilmente capo a una serie di fatti tipici ed esclusivi della condizione umana; pertanto, per dare valore morale a ciò che non è umano, lo si riduce necessariamente a oggetto, cui si attribuisce valore a partire da parametri e concezioni che sono, di nuovo, del tutto umani.”
L’esito di Cantatore non è però conservatore, anzi.
L’autore delinea la linea programmatica di un nuovo specismo “debole”, che tenga conto del benessere degli animali: “l’allevamento e lo sfruttamento di animali non umani è lecito a condizione che anche questi ultimi ne traggano un vantaggio nei termini definiti dai loro interessi, i quali possono essere generalizzati in questi tre punti, validi per ogni diversa specie: i) il massimo benessere possibile in vita, ii) la morte più rapida e indolore possibile, iii) per il massimo numero di individui possibile e sostenibile per l’ambiente.”
È raro trovare testi di filosofia che coniughino profondità di analisi e leggerezza come questo “Umani e altri animali”: Cantatore dimostra di essere filosofo di prim’ordine, senza le zavorre che appesantiscono spesso i cattedratici.
Scritto in parte in forma di dialogo socratico, in parte come testo argomentativo, “Umani e altri animali” manca solo di una riflessione sugli esiti politici del ragionamento dell’autore. Ma anche così si tratta non solo di un libro che definire attuale è un eufemismo, ma soprattutto di una lettura geniale e indispensabile.
Nane Cantatore
Umani e altri animali - Riflessioni per un’etica onnivora
Luca Sossella editore, 2020
€ 15
192 pagine
collana: Numerus
EAN: 978-88-32231-11-3