Verdicchio dei Castelli di Jesi, i meno scontati

Proponiamo 4 Verdicchio poco conosciuti, i cui produttori vengono normalmente associati ad altre tipologie di vino ma che eccellono anche nel principe dei bianchi marchigiani.
Come spesso accade, il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha risposto in maniera piuttosto brillante a una annata difficoltosa. Ci riferiamo alla 2017, che fu caratterizzata da un’estate infinita e temperature africane, con escursioni termiche limitate.
Bicchiere alla mano, i Verdicchio 2017 in effetti sono un po’ a corto di succo e di dinamicità (la mente torna automaticamente al 2003 e al 2011, ma i 2017 sembrano superiori ad entrambi), ma non mancano di freschezza, che a Jesi è data più dalla sapidità che dell’acidità, né di corpo.
E sei i profumi tendono inaspettatamente al vegetale (anice, finocchio), quando normalmente nelle annate solari il vino vira dai primi mesi di vita a note floreali di tiglio e fruttate di albicocca, la nota amaricante che solitamente segna il finale di bocca, non sempre apprezzata dagli appassionati, è limitata.
In compenso nessun vino o quasi è stato penalizzato da eccessi di calore, cotture del frutto, palati privi di tensione e tutti i limiti classici dei bianchi che hanno pagato temperature pre-vendemmiali eccessive.
Un’annata tutto sommato buona, da due stelle e mezzo e forse tre, volendo “pesarla” numericamente, anche se piuttosto lontana alle grandi annate, quali 2015, 2013, 2010.
Oggi vogliamo proporre quattro Verdicchio dei Castelli di Jesi che nelle degustazioni per la prossima edizione della Guida Essenziale ai Vini d’Italia non sono arrivati ai primi posti (con l’importante eccezione dello splendido Salmagina di Zaccagnini), né provengono da new entry. Semplicemente si tratta di vini eccellenti che per i motivi più disparati forse non vengono automaticamente in mente agli appassionati della denominazione.
Buona lettura. E visti i prezzi, che rimangono una nota particolarmente lieta della denominazione, soprattutto buoni acquisti.