Camp Gros Martinenga, l’eleganza di Barbaresco (2)

Dopo l’intervista di ieri con Alberto Cisa Asinari dei marchesi di Gresy, oggi vediamo la degustazione verticale di uno dei campioni di casa: il Barbaresco Riserva Camp Gros Martinenga.
Martinenga è una MGA (menzione geografica aggiuntiva) di Barbaresco il cui territorio è interamente di proprietà della Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy (un monopole, direbbero i francesi). L’azienda ha assecondato le naturali diversità interne al vigneto individuando al suo interno due ulteriori selezioni: Gaiun e Camp Gros.
La nostra degustazione si è concentrata sul Barbaresco Riserva Camp Gros, non solo le ultime annate, ma un salto nel passato con un 1996 e un 1987. Tutti i vini sono nebbiolo 100%. Maturazione per circa un anno in barrique di rovere francese (nuove e non) e successivamente in botte di rovere di Slavonia per circa un anno e mezzo. Poi lungo affinamento in bottiglia.
Barbaresco Riserva Camp Gros Martinenga 2014
95/100 - € 100
La degustazione si apre con una annata non grande sulla carta, ma di estrema piacevolezza. Rubino con lieve unghia granata, possiede un frutto pieno, una nota di viole secche e una sfumatura balsamica di menta e cardamomo che si rivelerà essere un po’ il timbro del vino. Il palato è appena in debito di articolazione, ma sopperisce con un tannino finissimo e uno sviluppo di invidiabile omogeneità, il finale è floreale, su note di viole e rabarbaro. Molto elegante. Si beve già con grande piacere.
Barbaresco Riserva Camp Gros Martinenga 2012
97/100 - € 100
Cominciamo con il primo capolavoro. Rubino con lieve unghia granata, il profumo è balsamico, con menta e cardamomo, meraviglioso, su un fondo di lamponi. Al palato il tannino è importante e “granuloso”, da smaltire, il finale saporito e molto lungo, con menta, rabarbaro, lamponi. Con l’ossigenazione non fa una piega. Da bere adesso o per i prossimi 30 anni.
Barbaresco Riserva Camp Gros Martinenga 2011
94/100 - € 100
Rubino granato molto scuro per la denominazione, il profumo è aperto, con viole secche, spezie scure, rabarbaro. Il palato è monumentale, pieno e con un tannino ruvido e stratificato, ma che non si isola mai. Il finale è fresco e sa di prugna, con note di balsami e goudron. Sul piano puramente strutturale, il maggior vino della degustazione. Da bere adesso e per almeno altri dieci anni.
Barbaresco Riserva Camp Gros Martinenga 2010
96/100 - € 100
Granato rubino, sin dal profumo trasmette un senso di austerità: ferro, viole secche, sandalo e liquirizia, il palato è ampio e molto tannico, da sciogliere, il finale, saporito, mentolato e lunghissimo, lascia pochi dubbi sulla tenuta del vino. Ma va atteso ancora per 5-10 anni almeno, a meno che non andiate in visibilio per i Barbaresco duri e austeri. Quando si scioglierà di più diventerà qualcosa di eccezionale.
Barbaresco Camp Gros Martinenga 2007
93/100 - € 100
Chi l’ha detto che i grandi Barbaresco non possono coniugare grandezza e frutto? Rubino granato pieno, al profumo è fruttato, pieno, rotondo, sfumato da note di menta fresca e un tocco di cardamomo, il tannino è letteralmente farcito di frutto, con un tocco di legno (vaniglia). Il finale lascia spazio al frutto e alle note mentolate. Un vino solare e al contempo di carattere, con note di erba medica nella persistenza. Nessun eccesso di calore. Durerà, ma non attenderei.
Barbaresco Camp Gros Martinenga 2004
99/100 - € 100
Granato profondo, luminoso. Il profumo mette i brividi: menta, liquirizia, cardamomo, un tocco di agrumi, su un fondo di lamponi e viole. Immenso anche al palato, con un tannino stratificato ma che non dà mai fastidio e un finale musicale, balsamico, infinito, saporitissimo. Come in tutti i vini del livello più alto, c’è sempre tutto al palato, in ogni momento. Raro trovare importanza e beva (facilissima) coniugati così bene in un Barbaresco. Un capolavoro imperdibile con molti decenni ancora davanti. A € 100, un rapporto qualità prezzo sensazionale.
Barbaresco Camp Gros Martinenga 1996
91/100 - € 100
Granato deciso, cupo per un Barbaresco, al profumo è scuro e ombroso, con dado bruciato, goudron, radice di liquirizia, su un fondo di mirtilli in gelatina. Il palato è sapido e molto ampio, ancora molto fitto, il tannino riga ancora, il finale è una bomba di liquirizia e rabarbaro. Un’annata che si conferma misteriosa, di carattere eccezionale, ma di beva selettiva. Più 1996 che Martinenga, è l’unico vino della batteria nel quale non emergono le note balsamiche. Solo per grandi appassionati: ma per loro sarà un viaggio psichedelico. Per una volta usate il decanter. Probabilmente andrebbe atteso ancora una decina di anni.
Barbaresco Camp Gros Martinenga 1987
88/100 - € 100
Un’annata dimenticata, media, che ha avuto la sfortuna di anticipare il trittico 1988-89-90, entrato a ragione nella storia. Un’annata ricordata per aver dato vini non grandi, ma delicati e con una freschezza di fondo mai tagliente. Ed il vino è ancora qui a raccontarlo: granato leggero con bordo aranciato, al naso non nettissimo, si apre su note di pelle, fichi freschi, legno bagnato, acqua piovana, terra smossa, su una base di succo di mela rossa. Il palato è leggero, entra agrumato e fungino, il centro bocca è netto di mela rossa, il tannino compatta e il finale è fresco su toni di mela rossa, cola, cardamomo. La tenuta all’ossigeno è di tutto rispetto. Un vino che si beve ancora con gioia, e per nulla esigente a tavola.