Barolo Grasso, la Ginestra nel cerchio quadrato (2)

Prosegue oggi la nostra intervista a Elio e Gianluca Grasso (vedi qui per leggere la prima parte).
DW: Dei grandi vini italiani, il Barolo è quello che gode della maggiore reputazione. Forse perchéè la zona che meglio ha saputo raccontare il mito del ‘Grande Vecchio’. Dovesse dire un solo attore tra quelli che hanno da spartirsi il merito del successo attuale, chi direbbe? I giovani produttori, la vecchia guida edita da Gambero Rosso e Slow Food, gli importatori americani, tedeschi, svizzeri, la stampa nazionale, nessuno dei menzionati?
EG: Penso che il grande merito vada ai produttori storici che hanno saputo resistere a periodi molto meno favorevoli dell’attuale dal punto di vista commerciale. Sono loro ad aver permesso a noi giovani di prendere il testimone e valorizzarlo, facendo conoscere il Barolo in nuovi mercati.
DW: A proposito, come va il mercato? L’impressione è quella di un banchetto luculliano che non finisce mai.
EG: Fortunatamente, essendo la nostra una piccola realtà, pur rendendoci conto che il momento non è dei più facili, possiamo contare sulla fedeltà dei nostri clienti - siano essi importatori, ristoratori, enotecari e clienti privati - che ci seguono nelle diverse vendemmie, sia in quelle grandi sia anche in quelle meno fortunate. Quindi, incrociando le dita, speriamo che tutto possa continuare come oggi.
DW: Il migliore Ginestra che abbiate mai fatto qual è.
EG: Questa è una domanda difficile, quando si parla del proprio vino è un po’ come parlare dei figli, difficile dire quale sia il migliore e così anche dire quale sia stato il miglior Ginestra!
Tutti i vini sono nebbiolo 100%. Fermentazione alcolica in serbatoi d’acciaio inox a temperatura controllata, con rimontaggi giornalieri. Effettuata la fermentazione malolattica, il vino si affina in botti di rovere di Slavonia da 25 ettolitri. Dopo l’imbottigliamento, normalmente in agosto, il Barolo Ginestra Casa Matè riposa in cantina per 8-10 mesi prima di essere commercializzato.