Bonilli e la damnatio memoriae

Stefano Bonilli ci ha lasciato 7 anni fa e purtroppo uno fra i personaggi più geniali e innovatori per l’intero movimento enogastronomico italiano sta cadendo nell’oblio senza che si possa fare granché.
Lo ricordo ogni anno, la sera del 3 agosto 2014 Stefano Bonilli, giornalista, fondatore del Gambero Rosso e visionario del mondo dell’enogastronomia italiana, morì improvvisamente e prematuramente a 69 anni. Ho collaborato con lui per 22 anni, siamo stati amici, quasi fratelli, nell’impresa del Gambero a partire dal 1986 e fino al 2008. Abbiamo anche litigato, non ci siamo parlati per diversi anni, ma alla fine, qualche mese prima della sua scomparsa, ci siamo riconciliati e tutto era tornato come prima.
Ma perché ricordo Bonilli ad ogni anniversario della sua morte? Perché da allora tutto ciò che lui ha fatto, inventato, scritto, è caduto in un dimenticatoio insopportabile per ragioni che non sto qui a commentare, ma che ha determinato nei fatti la scomparsa dal web delle sue ultime avventure lavorative, il Papero Giallo e la Gazzetta Gastronomica, e la sostanziale cancellazione di tutto ciò che ha scritto negli anni sul Gambero Rosso. Questioni che hanno a che fare con il suo licenziamento da quella testata che pure aveva fondato, e che poi fu dichiarato illegittimo, e da altre questioni ereditarie e familiari che, ripeto, non voglio commentare.
Sta di fatto che uno fra i personaggi più geniali e innovatori per l’intero movimento enogastronomico italiano sta cadendo nell’oblio senza che si possa fare granché.
Quando ho provato a dire che avrei voluto pubblicare i suoi articoli scritti sul Gambero, che ho ancora nella memoria del mio computer, mi è stato risposto che non ne avevo i diritti e che avrei poi dovuto subire delle conseguenze di carattere legale. Quando in passato ho scritto che si stava perdendo la sua eredità creativa e intellettuale ci sono stati molti amici comuni, anche giornalisti, che hanno ripreso la cosa, ma poi nei fatti non si riesce a fare quasi nulla.
Così resta solo il ricordo che gli dedico ogni anno, e tutto quello che in me e in tanti altri protagonisti di quell’epoca, rimane di quel formidabile periodo nel quale quel Gambero Rosso diede una scossa fortissima al nostro mondo del cibo e del vino, sdoganandolo e ponendo le basi, nel bene e nel male, di ciò che è accaduto dopo.
I ricordi di giovanissimi chef oggi divenuti vere star, come Bruno Barbieri, Antonino Canavacciuolo, Massimo Bottura, Niko Romito, che facevano i loro primi passi e venivano premiati nella guida dei ristoranti o apparivano sul Gambero Rosso Channel, che fu il primo canale tematico televisivo in Europa e il secondo nel mondo, mi sono molto chiari. Come le riunioni con Carlo Petrini e lui nei momenti iniziali del Gambero Rosso e della guida dei vini. E anche quelli di quando andammo insieme da Becco a New York a pochi giorni dall’apertura da un ragazzo che si chiamava e si chiama Joe Bastianich.
Mi piacerebbe che ogni tanto anche loro si ricordassero di lui e ne parlassero. Per ora lo faccio io, ogni anno, almeno una volta, per ricordare con tristezza e affetto.