Terre di Ger, la tradizione del futuro

L'azienda friulana Terre di Ger, accanto alla linea classica, produce anche vini da vitigni resistenti.
Il futuro è arrivato in vigna, nelle Grave del Friuli a un soffio dal Veneto. E si chiama merlot khantus, merlot khorus, fleurtai, sauvignon kretos. Nulla di esotico, né di georgiano – tranquilli: si tratta dei nomi di alcuni dei nuovi vitigni resistenti a oidio e peronospera realizzati dopo venti anni di lavori dai Vivai Cooperativi Rauscedo, con la consulenza del dipartimento di Genetica dell’Università di Udine.
Ci troviamo a Frattina di Pravisdomini, all’estremo occidentale del Friuli: è qui che la azienda Terre di Ger produce – oltre ai classici vini della zona come il Refosco e lo Chardonnay – anche un bianco da uve fleurtai e sauvignon kretos, e un rosso (neo)bordolese, da merlot khantus e merlot khorus.
Quello dei vitigni resistenti è una autentica frontiera della viticoltura, della quale si parla ancora troppo poco, anche perché si tratta di un’opera di Made in Italy del più alto livello. Non solo: i nuovi vitigni rappresentano una valida risposta al problema dell’abuso di antifungini in viticoltura. Si tratta di varietà nuove create a partire da varietà classiche ripetutamente incrociate con viti asiatiche resistenti a oidio e peronospera (se volete saperne di più, mi permetto di rimandare ad un mio articolo. Qui invece trovate una trattazione più approfondita).
In queste nuove varietà i geni anti oidio e anti peronospera sono stati trasferiti per incrocio, e i risultati – bicchiere alla mano – non solo sembrano di notevole interesse, ma sul piano della definizione aromatica e soprattutto dell’intensità olfattiva sembra trattarsi di una evoluzione qualitativa.
Ma torniamo a questi due vini di Terre di Ger e scendiamo nel dettaglio.
Il vino bianco, il Bianco delle Venezie Limine 2017, è ottenuto da un mix di fleurtai 90% e sauvignon kretos 10%. Il fleurtai è derivato dall’incrocio di friulano con varietà asiatiche, ed è considerato un potenziale produttore di bianchi fini e da bere relativamente giovani, mentre il kretos è un sauvignon di stampo più fruttato che erbaceo.
Passiamo al rosso. Il Rosso delle Venezie El Masut 2016 invece è un blend di khantus 60%, merlot di notevole corposità, pepato ed erbaceo, e di khorus 40%, un merlot che sembra apportare una intelaiatura tannica importante, quasi da cabernet, unitamente ad un frutto molto evidente, tipico del vitigno (se volete ulteriori informazioni sui vitigni, andate qui.)
La cautela è d’obbligo, trarre conclusioni impossibile, ma una cosa è piuttosto chiara: al netto dell’impatto ambientale eccezionalmente favorevole (con questi nuovi vitigni sembrano essere necessari non più di un paio di trattamenti all’anno in media), il bicchiere parla di vini di notevole piacevolezza ed espressione variateli. Soprattutto il rosso: già adesso un signor vino.
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