Pilandro, da Lugana ai Castelli di Jesi in punta di piedi

La famiglia Lavelli, specialista nel Lugana, ha raddoppiato la produzione approdando nei Castelli di Jesi dalla Lombardia.
La discesa nei Castelli di Jesi di vignaioli e uomini del vino provenienti dal nord Italia non accenna ad interrompersi. Con risultati sempre molto positivi: basti pensare al milanese Corrado Dottori della Distesa di Cupramontana, che in quindici anni ha provocato una svolta mediatica alla zona, che prima di lui era ignorata dai millennial; oppure a Pievalta di Montecarotto, emanazione marchigiana della franciacortina Barone Pizzini, ormai stabile nella zona Champions della denominazione. O anche al ferrarese Stefano Bondanelli di Vigna degli Estensi di Senigallia, magari meno noto dei due precedenti, ma capace di sfornare Verdicchio dei Castelli di Jesi del più alto livello.
Oggi ci spostiamo a Castelplanio, riva sinistra dell’Esino, zona di Verdicchio floreali, completi e di medio corpo. Qui la famiglia Lavelli, specialista di quel grande vino che è il Lugana, dalla Lombardia ha raddoppiato la produzione in terra di Marca, e ha da qualche anno iniziato a mettersi in mostra con Verdicchio buonissimi. E se “buonissimi” vi suona troppo generico, rispondiamo che non riusciamo ad essere più precisi, di fronte a vini che riescono a coniugare facilità di lettura e carattere come raramente ci è capitato.
Vini che non hanno bisogno di essere “cercati” nel bicchiere, poco amarognoli, esecutivamente impeccabili ma perfetti nell’espressione varietale, con uno stile che potrebbe ricordare quello di Stefano Antonucci, ma con la luminosità di un Poderi Mattioli e l’equilibrio di Umani Ronchi.
Vini forse un filo scolastici (ma giusto un filo), e che probabilmente per questo motivo non faranno impazzire gli appassionati più intransigenti, ma che al contempo costituiscono un esemplare biglietto da visita della Denominazione.
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