Riflessioni davanti al Polpo dolce forte al cioccolato da Umberto a Mare

di Rosanna Ferraro 12/07/17
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Riflessioni davanti al Polpo dolce forte al cioccolato da Umberto a Mare

Forio d'Ischia. Ristorante Umberto a Mare. Davanti a una piccola porzione di competenza professionale, si ritrovano le emozioni che passano attraverso i sensi e danno un senso a gesti presi dal quotidiano.

Mi piace mangiare da sola. Perché, a volte, non è solo cibo. Mi piace quando sono in un ristorante davanti a piatti creati per nutrire lo spirito e non solo il corpo, e mi piace concentrarmi sulle emozioni che mi provocano, senza essere costretta a parlare, a condividere, a sorridere o a discutere. O peggio, solo ad intrattenermi.

C'è un momento per ogni cosa, e questo è il momento in cui prendo solo per me, con rispetto, il risultato di un pensiero, del lavoro di qualcuno che nemmeno mi conosce, ma che vuole darmi qualcosa di sé. Rivendico il piacere di prendermi il tempo giusto per guardare il piatto con la sua composizione di ingredienti legati tra loro da un'idea prima che dal palato. Prevederne il gusto mentre guardo la posata sulla quale scelgo con attenzione la porzione di cibo che arriverà alla bocca. Perché non è solo cibo.

 


Alcune preparazioni offrono un piacere che coinvolge le emozioni, rimesta tra i ricordi. O tra i sogni. La cultura della meditazione, del contatto col sé, di tutte quelle forme di interiorizzazioni che il ritmo veloce delle nostre vite rischia di spazzare via, possono ritrovare una strada nella sintesi di pochi grammi di cibo che chiama a raccolta tutti i sensi.

Adesso sono qui, a contemplare l'aranciato di una zucca che brilla sotto un velo di olio e pronta a cedere tutta la sua dolcezza, il verde squillante di un peperoncino che mi darà una scossa con le sue note amare, il rosso mattone dei petali sminuzzati di radicchio che cadono a caso tra la solidità di un polpo raccolto tra gli scogli, quelli stessi sui quali si frangono rumorose le onde sotto questa terrazza a strapiombo sul mare.

Perché un piatto così ha anche una sua voce.

 


Qui è il mare che chiama e che saluta la sua creatura nel mio piatto. E bisogna avere rispetto per le dolci rondelle di polpo mentre si rotolano tra le verdure e vanno a catturare le schegge di cioccolato amaro che si ribellano e giocano a nascondino. Ma poi cadono inesorabilmente nella trappola dei rebbi di una forchetta che, cacciatrice per natura, non darà loro scampo.

Un gioco tra il serio e lo spettacolo di una natura che va in scena ogni sera, ma è troppo spesso coperto dalle chiacchiere di tavoli rumorosi e distratti, di coppie che si compongono, di altre che si separano affidando lacrime vergognose a incolpevoli tovaglioli.

E invece un piatto così va gustato con rispettosa concentrazione, fuori da un quotidiano che ci travolge ma che spesso è fin troppo banale e scontato. Perché quando arriva al palato, quella piccola porzione di competenza professionale conferma le mie aspettative e mi rende felice. La croccantezza degli ingredienti si fonde nella bocca, ogni resistenza cede al palato che si appropria della fusione dei frutti della terra, del mare, della natura.

Perché non è solo cibo.

È magia, e chiede rispetto. È cultura e memoria. È uno stimolo a ritrovare le emozioni che passano attraverso i sensi e danno un senso a gesti presi dal quotidiano. Tutto il resto, boccone dopo boccone diventa pagine di un libro che scorrono via ma lasciano il ricordo di frasi che rimarranno impresse nella memoria, che diventeranno parte della mia cultura.

E come quando un bel libro finisce, come la fine di una bella storia, il piatto vuoto lascia un senso di nostalgia nell'anima. Ciascuno di noi è da solo, quando è in compagnia dei suoi sentimenti. Per questo mi piace mangiare da sola.





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