Le zonazioni intelligenti del Bardolino

Grazie al lavoro svolto dal Consorzio di tutela negli ultimi anni (e grazie alla lungimirante direzione di Angelo Peretti) il Bardolino Doc, con la vendemmia 2018, sancisce le sottozone individuate storicamente come quelle di maggior pregio.
Ci sono persone che sono stati fondamentali per il rilancio e lo sviluppo di alcuni territori vitivinicoli italiani. Hanno migliorato la percezione esterna degli stessi riuscendo a cambiare, innanzitutto, la mentalità stantia di chi, in quei luoghi, produceva vini di solito mediocri. il direttore del Consorzio del Bardolino Angelo Peretti ha fatto questo nella “sua” zona, portandola all’odierno successo, con il prezzo delle uve in costante aumento e una ritrovata attenzione verso questa denominazione da parte degli addetti ai lavori e degli appassionati. Se pensiamo che nei primi anni del nuovo millennio la Doc Bardolino rischiava il collasso è un ottimo risultato. Una grande dedizione alla causa lacustre che il 30 settembre ha raggiunto un traguardo importante: le aree geografiche per la Doc Bardolino. Potrebbe essere il primo passo per un’ulteriore suddivisione territoriale.
Il progetto parte da lontano e annovera nel suo percorso: un morto (la Docg del Bardolino Superiore praticamente sparito in quanto totalmente sbagliato nella formulazione e negli obiettivi: prevedeva infatti un vino di stile completamente avulso dai caratteri distintivi del Bardolino); una grande rivoluzione che ha investito il Bardolino Chiaretto con la Rosé Revolution (leggi qui le nostre considerazioni) che ha procurato ricchezza, un’attenzione mediatica estera e interna impensabile qualche lustro fa, e un successo: questa zonazione, che dei precedenti step è figlia e fine al contempo (leggi qui le anticipazioni).
Ma come nacque tutto ciò? Ripercorrere le idee che in questi anni hanno visto DoctorWine testimone del percorso di Peretti e del territorio può servire a comprendere meglio le dinamiche succedutesi e magari prenderne spunto per le zone che vogliano intraprendere un simile viaggio.
Tutto è partito dalla giusta constatazione che la Docg era sbagliata perché i vini “Bardolino Superiore” non hanno personalità e sono solamente caricature del vicino Ripasso, senza neanche averne il valore evocativo; poi la perfetta conoscenza del territorio ha fatto notare al nostro come invecchiassero meglio i Bardolini non troppo “pesanti” ma quelli vinificati “giovani”. Da qui il concetto di puntare sulla freschezza olfattiva e gustativa.
Per fare questo bisogna destinare al Bardolino le uve dei migliori appezzamenti mentre per le altre bisogna trovare un’utilizzazione importante. Qui interviene la fortuna e una visione ampia delle possibilità offerte dai mercati e dal territorio. In quei tempi il rosato aveva dei numeri risibili, non era apprezzato molto, ma le proiezioni e alcuni mercati esteri mostravano un grande interesse per questa tipologia di vini, inoltre il Chiaretto era particolarmente apprezzato dalle ondate nordiche di vacanzieri del Garda.
Da questi elementi è nata la Rosé Revolution che passava attraverso caratteristiche precise e condivise del Chiaretto, a partire dai “pantoni di colore” (chiari) consigliati dal Consorzio in quanto correlati a un posizionamento sul mercato migliore, per arrivare a una aromaticità maggiore e una freschezza e leggiadria gustativa indiscutibili, con un messaggio sulla peculiarità del territorio e sulle uve corvina e rondinella che in questi ambienti non abbondano di colore. Creato ciò i Bardolini sono migliorati quasi di conseguenza e qui Peretti si è appoggiato al passato recente e lontano che aveva dato delle indicazioni chiare. Infatti il lavoro del professor Attilio Scienza sul territorio aveva individuato queste zone particolarmente vocate: La Rocca, Sommacampagna e Montebaldo. Le stesse zone erano note fin dal 1800 grazie al Perez e anche agli inizi del secolo scorso grazie alla valutazione fatta dai mediatori di uve dell’epoca e dai produttori stessi che ne avevano sancito la qualità e le peculiarità, per via della corvina molto sensibile ai vari terroir.
Questo ultimo paragrafo ricorda la storia di zonazioni mondiali importanti sia francesi che tedesche ed anche italiane. La differenza, in quei paesi, la fecero i legislatori, che resero legge e consolidarono i dati forniti dal commercio e dal mondo produttivo; qui da noi le gelosie, i conflitti sciocchi, i campanili e gli interessi locali di alcuni e la stupidità di altri hanno bloccato un percorso che ora avrebbe almeno 150 anni. Grazie Angelo Peretti.