La seconda primavera siciliana

di Riccardo Viscardi 16/06/16
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La seconda primavera siciliana

La rinascita della Sicilia enologica ha due fasi ben distinte; la prima è quella che grazie ai vitigni internazionali, magistralmente interpretati da alcune aziende, ha permesso di ridare lustro e di sdoganare l’isola dall’idea comune che si facessero solo vini grossolani. L’interpretazione di quei vini era strettamente legata a un'idea di opulenza che ammiccava fortemente al nuovo mondo, come l’Australia e gli Stati Uniti, quindi grandi maturazioni e un uso del legno che talvolta risultava invasivo. Anche sui vitigni autoctoni, soprattutto sul nero d’Avola si spingeva molto in quella direzione. Ci fu un gran successo sia in Italia che all’estero grazie a quei vini e talune aziende sono divenute delle vere star internazionali; Planeta, Donnafugata, Cusumano, Regaleali, Firriato, sono alcuni nomi che cavalcarono quell’onda e in effetti contribuirono a crearla.

Nell’ultimo decennio c’è stata una presa di coscienza dei produttori e anche un rallentamento del mercato che ha mostrato meno interesse per quel tipo di vini. Questo cambiamento di tendenza non ha colto impreparata la Sicilia che aveva già impostato un grande ritorno verso i vitigni autoctoni, adesso coltivati con una maggiore attenzione alla qualità che passa attraverso studi importanti che hanno visto protagonisti principalmente i vitigni a bacca bianca, come l’inzolia, il catarratto e il grillo. Anche il carricante è stato oggetto di grandi studi ma si trova principalmente confinato in quell’isola all’interno del continente siciliano che è l’Etna e della quale parleremo un’altra volta. In questa sede possiamo solo accennare alla fondamentale importanza di questa zona per la Sicilia soprattutto nell’immaginario collettivo degli enofighetti e nel mercato estero.

L’occasione di vedere i risultati di questa seconda fase della rivoluzione enologica siciliana l’ho avuta grazie a Sicilia en primeur, una bellissima manifestazione che consta di due momenti: il primo permette degli itinerari su alcuni territori con visite nelle cantine. Poi una fase comune, non più itinerante, con svariate centinaia di vini in degustazione (per la cronaca, quest'anno la sede prescelta è stata il megagalattico Verdura Gold & Spa Resort di Sciacca). Per la prima parte mi sono consegnato ai "buoni uffici" dell'agenzia Gheusis, che cura per Assovini questa parte del programma.

Risultato? Mi sono ritrovato in zona "terremotata", nel Belice. Così imparo a dire - rispondendo a quali fossero le mie preferenze verso gli itinerari proposti - niente Etna, niente isole e niente aziende che conosco. Ma ho trovato 4 aziende molto interessanti (di una ho già parlato qui, le altre prossimamente) e un giovane enologo davvero capace: Angelo Rubino, che per ora mi ha impressionato per alcuni vini bianchi che produce. La seconda parte della manifestazione è stata faticosa visto che non era possibile degustare con continuità seduti al tavolo, in quanto la sala degustazione perfetta era contingentata nei turni. Capisco che i produttori preferiscano che i giornalisti vadano al loro banchetto per l'assaggio ma così ci vuole molto tempo e diventa impossibile degustare tutto. Una scelta più democratica sarebbe auspicabile.

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