Amorim, dove comanda il sughero

Leader mondiale della produzione di tappi di sughero, la portoghese Amorim porta avanti da anni studi e ricerche altamente specializzate (e costose) per contrastare i difetti del sughero.
Qualche anno fa avevamo parlato su DoctorWine di tappi alternativi, sia a matrice sintetica, che a matrice naturale. Oggi torniamo a parlare di tappi naturali cercando di capire cosa sia successo negli ultimi cinque anni in questo settore cruciale per i vini.
Dobbiamo dire chiaramente che il sughero è ancora il re incontrastato delle chiusure per il vino. Quindi il sorpasso non solo non è avvenuto ma le proiezioni per il futuro danno il sughero come principale protagonista con le altre chiusure che nel totale non dovrebbero superare il 13% del totale. Il motivo principale di questo successo è dovuto ad un fatto commerciale più che tecnico: la percezione data da un tappo di sughero ad un prodotto rende tale vino più appetibile al grande pubblico che attribuisce alla bottiglia tappata sughero una qualità superiore. Ne consegue che a parità di prodotto è disposto a pagare di più. Bisogna dire che questo fenomeno è particolarmente evidente nelle fasce di prezzo tra i 5 ed i 15 euro a bottiglia.
Forti di questi dati commerciali, della sua posizione di leader mondiale nel settore, la portoghese Amorin, invece di addormentarsi sugli allori, ha compreso la possibile minaccia delle altre tappature e ha iniziato una forte campagna di innovazione e di ricerca sui tappi da lei prodotti. La prima analisi è stata di comprendere i problemi di questa chiusura e di migliorare le procedure realizzative del tappo stesso. La collaborazione con alcune università portoghesi ha permesso di raggiungere rapidamente buoni frutti, sia sulle contaminazioni presenti nelle sugheraie che nei sugheri stessi. Nel prossimo futuro avremo sugheraie ad alta densità con querce selezionate per un migliore prodotto e una produzione più rapida in quanto si accorcerà il ciclo produttivo di circa 10 anni.
Incredibile il lavoro svolto per risolvere il problema del TCA (il classico sentore di tappo) sui monopezzo con l’ausilio di gas cromatografi in serie e una ricerca maniacale nella selezione delle plance (la corteccia degli alberi debitamente lavorata) e di tutto il processo che tende con alcuni macchinari brevettati a scegliere anche l’orientamento delle plance durante la fastellatura (l’operazione che bucando le plance dà vita al tappo), oltre al certosino lavoro di scarto di esperti selezionatori umani che ad occhio lavorano su difetti meno subdoli. I parametri da adottare durante la cernita sono circa 20 e tutti visivi. Dopo questa prima fase inizia un’ulteriore fase di selezione ottica e meccanica per arrivare alla definizione dei tappi monopezzo. Il resto va tutto in tappi tecnici naturali a base granulare.
Il gruppo di ricerca interno si sta anche preoccupando di risolvere alcuni problemi che si riscontrano nei vini anche se non direttamente legati al sentore di tappo classicamente inteso. Alcune deviazioni inerenti alla secchezza dei tannini con difformità tra due bottiglie dello stesso vino, o dalla differente tenuta dei profumi in bottiglie della stessa annata, secondo loro deriverebbero non dalle anomalie meccaniche dei tappi ma ad alcune contaminazioni dovute ad una concatenazione di molecole presenti nei tappi stessi.
Voglio ricordare che durante il press tour tutta la dirigenza Amorin ha continuamente fatto riferimento ad altri produttori di tappi con toni fortemente elogiativi, cosa che me li ha resi simpatici in quanto non accade spesso nel nostro Paese. Insomma un viaggio affascinante e pieno di spunti sul tappo monopezzo in sughero che si sta rinnovando grazie a studi costosi e molto interessanti con alcuni risultati già raggiunti e altri in arrivo per contrastare in maniera scientifica, quindi affidabile, alcune caratteristiche dei tappi alternativi. Ci vediamo tra qualche anno per la prossima puntata di questa avvincente competizione.