Vinitaly “50+1”
Internazionalizzazione, fortemente internazionalizzazione. È la parola d’ordine di “Vinitaly 2017” (dal 9 al 12 aprile), una virata verso il superamento delle 50 edizioni dedicate al vino in quella città che nel corso di decenni si è guadagnata un posto di rilievo nel mondo. Verona ospita la prima fiera del vino al mondo per superficie espositiva e per numero di operatori esteri, che nella passata edizione ne ha avuti 49mila di cui 28mila buyer specializzati per un totale di 130mila da 140 Nazioni. «Questa edizione di Vinitaly rappresenta una nuova partenza che coincide con il nuovo inizio di Veronafiere che, dopo quasi 120 anni, cambia pelle e diventa Spa – ha sottolineato il direttore generale Giovanni Mantovani –. Vogliamo essere “antenne” per le aziende che espongono da noi e i visitatori che ci vengono a trovare». Non solo internazionalizzazione, ma miglioramento delle infrastrutture, digital transformation, incoming di operatori esteri e radicamento nelle aree geo-economiche degli Stati Uniti e Cina.
Sono 4.120 le aziende espositrici ogni anno a cui si aggiungono le 291 di Sol&Agrifood e le 200 di Enolitech. Per questa edizione il focus commerciale è puntato sui due grandi mercati degli Stati Uniti e della Cina che nel 2016 hanno fatto registrare rilevanti aumenti negli arrivi dei buyer: +130% dalla Cina, +25% dagli Stati Uniti, Canada (+30%), Francia (+29%), Paesi Bassi (+24%), Giappone (+21%), Regno Unito (+18%), Russia (+18%), Germania (+11%),
«Progettare il nuovo inizio: cinquanta edizioni più una: “50 + 1”. A distanza di un anno possiamo dire che abbiamo mantenuto quanto promesso e siamo stati coerenti. Veronafiere è proprietaria delle principali rassegne presenti nel suo calendario: è prima in Italia per organizzazione diretta di fiere; è 1a prima in Italia per metri quadrati venduti in manifestazioni internazionali; è al dodicesimo posto in Europa per superficie espositiva e numero di espositori; al tredicesimo per numero di visitatori» - ha sottolineato con orgoglio il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese.
Alla presentazione è intervenuto anche il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, che ha spiegato che «Vinitaly 2017 sarà la capitale della nuova Politica agricola comune, occasione imperdibile per riscrivere le linee a 60 anni dai Trattati di Roma costitutivi della Comunità economica europea, con la presenza del commissario europeo per l’agricoltura Phil Hogan. Chiediamo quindi in particolare all’esperienza vitivinicola italiana di essere protagonista di questa riflessione. A Vinitaly porteremo il Testo Unico del Vino; daremo spazio alla discussione presentando il primo pacchetto attuativo. Anche sul registro vinicolo digitale, la sfida è decisiva e va seguita con grande attenzione nelle prossime fasi. È un cambio di prospettiva che dovrà essere un processo collettivo».
Oltre alle degustazioni gestite direttamente da DoctorWine (vedi sezione Eventi DW), numerosi gli appuntamenti nelle quattro giornate di Verona. Fra le numerosissime le degustazioni con gli Executive Wine Seminar della Vinitaly Internationa Academy, la verticale “Indietro nel tempo con il Sassicaia” attraverso le annate difficili del 1992, 1994, 2002, 2005, 2007, 2008, 2010, 2014. Tasting Ex…press realizzate in collaborazione con le più importanti riviste internazionali di settore. Passando alle degustazioni da non perdere come “Quando le “Grand Cuvées” di Champagne incontrano le “Gran selezione” di Chianti Classico». La degustazione “Vini autoctoni rari delle Donne del Vino” realizzati con vitigni autoctoni di cui esistono meno di 50 ettari di vigneto, la presentazione dei “Tre Bicchieri 2017” del Gambero Rosso. Chiude Vinitaly una grande degustazione realizzata con Wine Research di Riccardo Cotarella, con i produttori più famosi che illustrano i propri vini.
Nel suo intervento il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, ha voluto puntualizzare che «noi dobbiamo dare ai nostri vini un valore che è quello che veramente ha, perché nessun paese al mondo ha questa storia, questa tradizione, questa passione, questa ricchezza, questa voglia di fare», chiedendosi che cosa manca. «Manca soltanto una cosa: manca il sistema. In Cina il vino è francese non perchéè più buono, ma perché qualunque produttore francese che va in Cina è appoggiato dal sistema promozionale della Francia»,
Qualche giorno fa, il direttore Daniele Cernilli nel suo editoriale ha scritto: «Chi viene al Vinitaly, che avrà anche qualche problema organizzativo ma di passi avanti comunque ne ha fatti negli ultimi tempi, cerca quasi esclusivamente vini italiani. Alla ProWein c’è il mondo, e noi rischiamo solo di essere degli sparring partners, delle figure di media importanza, non certo centrali come a Verona. Siamo proprio sicuri che la scelta di privilegiare la fiera tedesca non sia alla fine un clamoroso autogol? Non rischiamo di indebolire una manifestazione che per decenni ha svolto un ruolo centrale per l’export del vino italiano? E solo per il nostro brutto vizio di pensare che l’erba del vicino è sempre più verde?».
Il riferimento all’export è fondamentale perché nel 2016 le esportazioni del vino italiano hanno raggiunto quota 5,6 miliardi di euro (+4,3% sul 2015).
Foto ©Enzo Di Giacomo