Una politica per il mondo vegetale

di Francesco Annibali 17/04/20
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Gianfranco Pellegrino e Marcello di Paola – Etica e politica delle piante (DeriveApprodi)

Gianfranco Pellegrino e Marcello di Paola nel loro – eccellente – Etica e politica delle piante (DeriveApprodi) allargano e approfondiscono il dibattito sulle più recenti e scottanti questioni di filosofia dell’ecologia.

Se le piante si estinguessero, senza la fotosintesi e l’ossigeno che ne deriva, la Terra diventerebbe velocemente come Marte o come Venere. Tuttavia le trattiamo da cose qualsiasi, diamo per scontato di usarle nello stesso senso in cui usiamo un’auto. Un tragico equivoco che ha radici antiche: nel Fedro, Socrate sostiene che dagli alberi non si impara nulla, per tacere di Platone e della sua svalutazione della materia. Per il cristianesimo e l’ebraismo la natura è una risorsa a disposizione dell’essere umano, unica creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio e destinata dal creatore a dominare il creato. Un percorso che culmina in età moderna con il dominio della tecnica: la distinzione tra scienze umane e scienze vere e proprie (non umane?) relega il mondo vegetale all’indagine di queste ultime.

Quando poi “a Homo sapiens succede Homo petroleum” le cose, se possibile, peggiorano, ricordano Pellegrino e Di Paola nel loro – eccellente – Etica e politica delle piante (DeriveApprodi), che allarga e approfondisce il dibattito sulle più recenti e scottanti questioni di filosofia dell’ecologia.

L’emergenza coronavirus non è altro che uno degli effetti della nostra mente antiecologica.

Le piante non sono cose: la più recente botanica e, soprattutto, la neurofisiologia ci suggeriscono che le piante si muovono, si adattano all’ambiente in modo strategico, hanno forme specifiche di intelligenza, consapevolezza e azione. Solo che lo fanno in maniere e su scale temporali non facilmente comprensibili dagli esseri umani. Per un pregiudizio antropocentrista, “tendiamo a pensare che gli organismi che si muovono siano più evoluti di quelli che non si muovono, poiché i primi fanno cose che i secondi non sanno fare”. Ma, ovviamente, “questa lettura è scorretta e fuorviante: gli organismi che non si muovono, semplicemente, non hanno bisogno di muoversi.”

Le eccezioni al paradigma della distruzione del mondo vegetale sono state poche: l’arte (Caravaggio, che sosteneva che c’è altrettanto lavoro nel dipingere un fiore che una persona; le ninfee di Monet; il cinema di Terrence Malick), l’induismo, alcune culture primitive (primitive?) che estendono il sistema di valori ai vegetali “perché mondo animale e vegetale sono una unica sostanza porosa”.

Ma nel complesso dobbiamo ancora prendere atto del nostro stare al mondo con le piante: “proprio nell’era del trionfo dell’umanità”, nell’Antropocene, “bisogna andare oltre le frontiere dell’umano”.

La soluzione a questa “epoca della Grande Cecità”, come la chiama Amitav Ghosh, è politica, se non vogliamo che sia la cultura a nasconderci la realtà. La nobile arte del possibile deve affrontare il necessario, allargando la comunità degli aventi diritto ad animali, piante, inorganico.

Per fare ciò occorre ripensare radicalmente alla nostra tradizione, allo scopo di sviluppare una cittadinanza contestatoria in vista di una coesistenza planetaria, previo riconoscimento di nuovi collettivi fra i quali, in primis, il vegetale e tenendo conto delle relazioni tra ecologia e politica, deforestazione e guerre, epidemie, carestie.

Progredendo, gli esseri umani hanno guadagnato potenza, ma perso controllo come diceva Nietzsche: fino ad autodistruggersi a forza di distruggere; perché “non siamo di fronte a una minaccia e a un nemico esterni, ma siamo noi stessi al contempo il nemico e la vittima”.

Le piante non sono mere cose, e ciò ci deve impedire la libertà assoluta che ci siamo presi d’ignoranza e distruzione nei loro confronti.

Ciò che ha valore – e dunque è oggettivabile di diritto - non è solo ciò che ha vita, ma tutto ciò che ha esistenza.

Gianfranco Pellegrino, Marcello di Paola

Etica e politica delle piante

DeriveApprodi, 2019





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