Vergognatevi bis
Ricevo questa eloquente lettera da Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, l’organismo che riunisce tutti i consorzi di tutela dei vini italiani, che approfondisce e chiarisce quanto vi avevo scritto un paio di settimane fa. Non commento ulteriormente per carità di patria.
Caro Daniele,
è un po’ che non ci sentiamo ma ti leggo sempre, meglio tenerli d’occhio i giornalisti!
Ho quindi letto Vergognatevi con attenzione e vorrei raccontarti il resto della storia “vergognosa”, quello che tu ancora non conosci, servirà a farti indignare di più ma spero serva anche a dimostrare che non dobbiamo mai arrenderci, prima o poi qualcosa riusciremo a muovere, fosse anche un granello di sabbia sarà sempre meglio di questo immobilismo.
Nell’ottobre 2012 ho incontrato un caro amico che si occupa di progetti su fondi comunitari che mi ha fatto la rivelazione che tu hai avuto da Domenico Zonin. Allora la cifra era più imponente ma in sostanza il messaggio che mi veniva dato era che Federdoc avrebbe potuto e dovuto sostituirsi allo Stato/Regioni inadempienti e proporre un programma nazionale di investimenti che potesse recuperare queste risorse prima che scattasse la mannaia della restituzione e, soprattutto, creando un precedente di programmazione per il periodo 2014-2020 che non dovesse passare più attraverso le asfittiche burocrazie regionali.
Dopo diverse riunioni di approfondimento con il Consiglio di Amministrazione di Federdoc (puoi immaginare quanto fossimo dubbiosi e increduli), sul finire del 2013 la Federazione ha cominciato ad investire molte decine di migliaia di Euro per realizzare incontri in tutta Italia con centinaia di imprese vitivinicole associate ai Consorzi e dopo questa animazione abbiamo raccolto oltre 1500 schede relative a progetti prontamente cantierabili (periodo di programmazione 2007-2013) e previsti dalle aziende per i sei anni successivi. L’attività di animazione svolta sul territorio, ha consentito di far emergere una massa critica di esigenze impellenti di investimenti strategici per i quali gli operatori non hanno trovato riscontro nelle misure dei P.O. nazionali o regionali, nel corso dell’attuazione ordinaria degli stessi, pur essendo le iniziative tutte eleggibili rispetto ai regolamenti comunitari ed indispensabili per garantire la competitività delle imprese e lo sviluppo delle zone rurali ed in particolare del comparto italiano del vino di qualità sui mercati internazionali. Il lavoro portò all’individuazione di un notevole parco progetti cantierabili per circa 400 milioni di Euro con una quota di capitale privato dichiarato disponibile per il fabbisogno (cofinanziamento e anticipazioni) di oltre il 50% . Nel nostro lavoro è stato anche coinvolto Domenico Zonin in quanto Presidente di Unione Italiana Vini.
A questo punto cominciammo a bussare alle porte di Enrico Letta, appena eletto, sollevando il problema e inviando a lui il Piano strategico di Sviluppo realizzato e pronto da essere utilizzato, Letta reagì parlando del problema dei soldi non spesi. I Ministri Graziano Del Rio, Affari Regionali, Carlo Trigiglia, Coesione Territoriale, Fulvio Zanonato, Sviluppo Economico, Carlo Calenda, Sottosegretario dello stesso MISE, furono tutti incontrati personalmente da me o dai miei vice Presidenti in numerosi incontri anche pubblici. L’unica a non dare risposta alcuna fu Nunzia De Girolamo ministro dell’Agricoltura.
La prima reazione in ognuno di questi incontri era di incredulità, - Ma come si può fare dal basso? Chiedere alle imprese di cosa necessitano? -, quindi subentrava l'euforia dello scoprire un percorso nuovo e virtuoso, poi però la burocrazia rallentava, la Conferenza Stato-Regioni non voleva discutere questo tema, segnale evidente del loro fallimento amministrativo, e anche Letta cadde…
In questi mesi in silenzio abbiamo lavorato anche con il governo Renzi e qualcosa sembra muoversi, troppo presto per gioire, ma sarebbe bello pensare che le migliaia di schede compilate potranno un giorno uscire dai loro faldoni, arrivare su una scrivania dove un solerte funzionario dica “è cosa buona e giusta, facciamola subito per il bene del Paese e delle imprese che ancora hanno voglia di investire, rischiare, assumere.” Naturalmente nel frattempo i fondi non spesi saranno stati forse restituiti (abbiamo già avuto un anno di deroga, cosa mai successa in precedenza in Europa) ma forse potremo avere dei programmi di spesa più calati nella realtà per i prossimi 6 anni (scusa 5, uno - il 2014 - l’abbiamo già perso per decidere cosa scrivere nei programmi/bandi che non sono ancora stati pubblicati).
Per farti incazzare fino in fondo sappi che i fondi non spesi sono soprattutto al Sud, ma non solo, che sono fondi che avrebbero permesso non solo investimenti in vitivinicoltura ma anche di costruire ospedali, scuole, asfaltare strade, ristrutturare acquedotti e non vado oltre.
Un caro saluto
Riccardo
P.S. Abbiamo lavorato in silenzio per non urtare le suscettibilità regionali e della burocrazia, abbiamo investito tanto tempo e denaro per fare qualcosa di concreto, tangibile, immediatamente funzionante, mi chiedo se non avremmo fatto meglio a strillare, assumere un ufficio stampa e fare fumo come oggi si usa, ma sai siamo, io per primo, tenacemente viticoltori e concreti, il granello di sabbia lo smuoveremo.