Tempi duri

C’è chi pensa che il Vinitaly andrebbe posticipato al 2021, la situazione è talmente incerta che la cautela è d'obbligo.
Quello che ci chiediamo tutti è quanto durerà quest’incubo. Per tutti, in Italia e non solo, e per il nostro mondo così legato alle sorti del turismo, della ristorazione, della circolazione delle merci. Siamo fermi e speriamo davvero che questa situazione, della quale per il momento non si riesce a prevedere la fine, non duri troppo.
Di sicuro questo non è il momento di fare polemiche e di dividerci. Bisogna cercare di fare fronte comune, dimostrando quanto più possibile solidarietà, e di rispettare rigorosamente le indicazioni che ci sono state date. L’unica cosa certa è che passerà, e poi ci leccheremo le ferite e ripartiremo. Magari con un po’ più di consapevolezza.
Noi del mondo del vino siamo tutti sulla stessa barca, e dobbiamo per quanto possibile remare tutti nella stessa direzione. Per questo vorrei commentare in particolare quanto sta accadendo con il Vinitaly, che come sapete è stato per ora spostato alla metà di giugno. Giovanni Mantovani, Direttore Generale di VeronaFiere ha mandato una lettera a tutti i produttori spiegando perché, nei limiti del possibile, sarebbe opportuno farlo.
Da parte di molti produttori, dalla presidente della FIVI Matilde Poggi e di recente persino da Piero Mastroberardino presidente del gruppo vini di Federvini e dell'Istituto Grandi Marchi, c’è stata la richiesta di annullarlo o di rimodularlo. Di certo si naviga a vista. Esistono ragioni da ambo le parti, e non è a mio sommesso parere solo una questione legata al possibile “tono minore” della manifestazione. Si tratta di eventi drammaticamente più seri e gravi, per tutti noi e per tutto il mondo.
Se si vincesse la battaglia di certo una grande manifestazione sul vino sarebbe una grande festa. Se, appunto. E questo per ora non lo può dire nessuno, purtroppo.