Stanchi e stressati

Dopo un anno i risparmi che tutti noi abbiamo messo nelle nostre talvolta minuscole aziende sono pressoché finiti. La stanchezza, le preoccupazioni, lo stress stanno prendendo il sopravvento.
In alcuni Paesi del mondo, Israele, Gran Bretagna, Stati Uniti, ovviamente Cina, la luce in fondo al tunnel della pandemia è qualcosa di tangibile e in qualche caso di ripresa di una vita quasi normale. Da noi in Europa invece non ancora e i motivi non devo starli a spiegare io che mi occupo di vino e di cibo. Però proprio il settore del quale mi occupo da tanti anni è tra i più in difficoltà, economicamente ma non solo.
L’effetto domino che si è puntualmente verificato, come temevo e come avevo sottolineato qualche mese fa, ha colpito duramente. Il mondo della ristorazione è in ginocchio, quello dell’accoglienza pure, chi si occupa, come anche noi, di informazione, di promozione, di organizzazione di manifestazioni in questo settore cerca di sopravvivere tra mille problemi. Chi si è occupato di accoglienza, legata al turismo, alla gastronomia, alla produzione di vini e di materie prime di qualità, sta pagando un prezzo altissimo e non riceve, a mio parere, adeguate attenzioni. Fa il paio con il mondo dello spettacolo, della cultura in genere, e in fin dei conti i vari ruoli non sono così diversi.
Chi ha il proprio lavoro, la propria attività, legata al fatto che le persone possano muoversi, andare nei posti, che siano agriturismi o teatri alla fine cambia poco, è evidentemente colpito in modo durissimo. Claudio Gargioli, proprietario del ristorante Armando al Pantheon di Roma, ha scritto parole condivisibili sul fatto che per tutto aprile i ristoranti resteranno chiusi. “Mi viene sconcerto, alla mia età non so più chi sono, dovrei essere una persona serena per il lavoro fatto per una vita, e invece sembra che noi ristoratori siamo la causa del propagarsi di questo orrore. Non ho parole… in che assurdità viviamo… gli unici a pagare tutto questo siamo noi, i lavoratori dello spettacolo, gli albergatori, insomma tutti quelli che con l’accoglienza verso gli altri hanno sempre portato ricchezza e orgoglio a questo nostro meraviglioso Paese”.
Dopo un anno i risparmi che tutti noi abbiamo messo nelle nostre talvolta minuscole aziende sono pressoché finiti. La luce in fondo al tunnel c’è ma qualcosa sfugge e la stanchezza, le preoccupazioni, lo stress prendono il sopravvento. Sta di fatto che abbiamo passato un’altra Pasqua in lock down. Tutto questo è una lotta contro il tempo. Per evitare che muoiano persone, prima di tutto, ma anche per evitare che un intero settore venga definitivamente spazzato via.
Nel nostro mondo del vino c’è chi dice che alla fine le cose non vanno così male. L’export avrebbe tenuto e tutto sommato le contrazioni di fatturato non sono così drammatiche. Ma è un’analisi su dati generali. Se si andasse nello specifico si capirebbe che a fronte di aziende grandi e capaci di affrontare settori come quello della Grande Distribuzione ce ne sono migliaia di piccole e artigianali che stanno soffrendo maledettamente per la chiusura dei ristoranti e dei loro agriturismi. Dobbiamo tutti tenere duro, certo, ed è quello che in cuor nostro ci ripetiamo in continuazione.
Molti ce la faranno, altri invece no. E non per colpa loro perché non sono i responsabili della pandemia che è caduta addosso come la grandine. Ed è una grandinata che dura da tanto, troppo tempo.