Si fa presto a dire vino (5): I vini industriali
L’evoluzione del vino è una metafora dello sviluppo dell’economia. Ma, come sosteneva Pasolini, sviluppo non vuol dire necessariamente progresso. Il passo successivo, infatti, è stato quello dell’industrializzazione del vino, che altro non è se non la serializzazione delle produzioni ed il completo distacco dalla tradizione e dalla tipicità. Con la missione di riuscire a raggiungere il maggior numero di consumatori possibili in tutto il mondo, dando loro il vino che chiedono al prezzo che sono disposti a pagare. A costo di utilizzare tecniche viticole invasive, irrigazione, potature e raccolte meccanizzate, trucioli al posto delle botti, aromi di sintesi, enzimi con i quali ottenere profumi particolare e via dicendo. In una parola: sussunzione totale dell’agricoltura all’industria.
Il vino industriale nasce essenzialmente nel Nuovo Mondo, in Australia, in Cile, ma anche negli Stati Uniti, in California. Le aziende coinvolte sono enormi. La Gallo Winery di Modesto produce un miliardo di bottiglie l’anno, circa il 25% di tutto il vino prodotto negli Usa. Ma i produttori industriali, che possono avvalersi di tecniche di cantina modernissime, possono anche permettersi di produrre vini di alto profilo qualitativo, determinando un pericolo formidabile per i piccoli viticoltori che non possono avvalersi di economie di scala e non possono raggiungere facilmente molti mercati. Anche in questo campo, però, non tutto è negativo. Nella storia del vino italiano, ad esempio, c’è stata una singolare ma spesso efficace alleanza fra industria e viticoltori. E’ avvenuta nell’ambito della cooperazione. Grandi cantine cooperative hanno fornito le basi per la produzione a grandi gruppi industriali, oppure hanno operato in proprio con una logica industriale. Il famosissimo caso del Tavernello ne è un esempio emblematico, nonostante gli ammiccamenti ad una pretesa origine “contadina” che scaturisce dalla sua pubblicità. Alcuni vini sono proprio nati sotto la spinta di processi produttivi industriali. La spumantistica internazionale, ad esempio, i vini novelli, i frizzantini venduti in tutto il mondo. In qualche caso i vini industriali “alti” hanno persino determinato delle mode. E’ dilagante quella del Pinot Grigio, ad esempio, che soprattutto negli Stati Uniti è divenuto sinonimo di vino bianco non “barricato” e sta avendo da molti anni un successo di mercato travolgente. A lanciarlo fu la Santa Margherita negli anni Sessanta, cantina industriale, ma dai molti meriti.