Piccoli vini crescono

di Daniele Cernilli 16/01/17
2010 |
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Piccoli vini crescono

Se c’è un campo dove l’Italia del vino è davvero all’avanguardia è nel gran numero di vini locali di buona quando non ottima qualità. Se ne possono contare a centinaia, tra denominazioni di origine e indicazioni geografiche, fra le quali si nascondono delle vere perle enologiche, nate, tra l’altro, negli ultimissimi anni. Se ci fate caso, solo due decenni fa di zone come l’Etna, la Valle Isarco, certe aree centrali della Sardegna, il Montecucco, Boca e persino il Roero erano pressoché sconosciute e sono assurte agli onori della cronaca molto spesso per merito di singoli produttori o di piccoli gruppi di viticoltori che hanno saputo valorizzare i loro vini e i loro territori. Penso a Giuseppe Russo, a Francesco Sedilesu, a Gunther Kerschbaumer, a Cristoph Kunzli, a Walter Massa. Veri pionieri, grandi artigiani della vigna, che hanno saputo farsi conoscere anche se le zone dove operano erano poco o per nulla conosciute, rendendo un grande servizio anche ai loro colleghi che proprio da tutto questo hanno visto valorizzato il proprio lavoro. Qualcosa che va al di là, quindi, dei singoli e che costruisce pian piano fama e considerazione.

Di esempi ce ne potrebbero essere tanti altri e in tutte le regioni. Basta fare mente locale per un attimo e i nomi cominciano a venire fuori. Marco Carpineti a Cori, nel Lazio, Marisa Cuomo a Furore, in Campania, Edi Kante sul Carso triestino, Luigi Viola a Saracena, in Calabria, Ottaviano Lambruschi sui Colli di Luni, in Liguria, Salvatore Geraci a Messina. Tutti piccoli padri delle rispettive piccole patrie enologiche, che hanno arricchito con minuscoli capolavori il panorama vitivinicolo italiano, facendosi conoscere dagli appassionati di mezzo mondo.

Così sembrerebbe tutto bello e positivo. Invece il fatto che ancora molti, troppi, non conoscano le loro storie, i loro vini, oltre che essere un peccato è anche un pericolo. Se auspichiamo che i piccoli vini continuino a crescere, sarà necessario che non vengano travolti da globalizzazioni e false “eccellenze”, quelle che sono tali solo nei discorsi ufficiali, e che si comprenda bene come è proprio partendo da questi esempi che si potrà creare un’immagine dinamica della vitienologia italiana, composta da grandi aziende, cantine cooperative, ma anche da tanti piccoli artigiani del vino che completano in modo efficace un panorama così ricco e composito da non avere pari al mondo.





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