Monfortino vs Monfortino: armonia musicale

Provo a spiegare perché il Monfortino è il più grande vino italiano.
Non è una scoperta ma neanche una cosa così scontata, e la questione mi è apparsa in tutta la sua chiarezza perché da tempo avevo in casa una bottiglia di ’96 ed una di ’61, due fra le migliori versioni, o forse “le” migliori versioni di sempre. È capitata l’occasione di aprirle e l’ho fatto, sperando che fossero entrambe in buone condizioni.
Qualche premessa. Detesto i Barolo troppo vecchi, quelli che vanno su profumi di liquirizia e di glutammato. Adoro quelli che mantengono le note di viola e certi profumi quasi affumicati, il “goudron” dei francesi. Detesto i Barolo troppo aspri e magri, che vanno di moda oggi. Non è un caso che tutti, ma proprio tutti, i grandi esperti di Barolo ritengano che quelli di Monforte e della parte meridionale di Serralunga siano i migliori. A La Morra, a Barolo, fanno vini eleganti, ma meno longevi e meno complessi. I grandi Barolo sono fra la Collina Rionda e la Cascina Francia, forse arrivano alla Ginestra e sfiorano la Bussia.
Infine, adoro il Monfortino, creato da Giacomo Conterno, prodotto per anni da suo figlio Giovanni ed ora, dopo la sua scomparsa, da Roberto Conterno, figlio di Giovanni e nipote di Giacomo. Botti grandi di rovere, macerazioni lunghe, anche più di un mese, uscita sul mercato dopo sette/otto anni d’invecchiamento e capace di decenni di evoluzione in bottiglia. Le uve? Nebbiolo soprattutto Lampia, forse un tempo Giacomo un pizzico di Barbera ce lo metteva, ma ora non si può più. Sapete, qualcuno ha scoperto che non era “tradizione”…
Annate tutto sommato simili, ’61 e ’96. Calde ma non torride, quantità prodotte buone ma non troppo abbondanti (come nel ’64), maturazioni perfette.
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