Mezzo secolo di Doc
La legge che promulgò le Denominazioni di Origine Controllata in Italia è stata la 116 del 1963 dalla quale poi scaturì il D.P.R. 930, sempre nel ’63. Questo significa che quest’anno compirà mezzo secolo di vita. Molto poco, se consideriamo che in Francia le prime denominazioni datano il XIX secolo e che la grande classificazione dei Grand Cru di Bordeaux è del 1855. Da noi ci fu, è vero, il decreto di Cosimo III, Granduca di Toscana, che definì i principali vini prodotti addirittura nel 1716, ed è pur vero che una legge complessiva che regolasse tutto il comparto vitivinicolo francese vide la luce solo nel 1933, quando il Barone Pierre Le Roy, produttore di Chateuneuf du Pape, ottenne che il senatore Joseph Capus presentasse una proposta di legge, poi approvata dal Parlamento, che definisse le regole di produzione proprio per quel vino, che rappresentò perciò la prima Aoc francese moderna.
Da noi il padre delle Doc è stato il senatore democristiano piemontese Paolo Desana, un galantuomo d’altri tempi, che fu persino internato nei campi di concentramento nazisti per quasi due anni. A lui si deve l’impianto della prima legge, una delle migliori mai realizzate nel settore vitivinicolo, che servì da base alle ulteriori modifiche nel 1992 e nel 2010. Per la cronaca la prima Doc ad essere promulgata fu nel 1966 quella della Vernaccia di San Gimignano, mentre la prima Docg, nel 1980, fu il Vino Nobile di Montepulciano, almeno fu il primo che uscì sul mercato con la fascetta tipica di quella denominazione. Nel bene e nel male le Doc sono state fondamentali per il vino italiano.
Oggi più della metà della produzione è disciplinata da una denominazione di origine o da un’indicazione geografica. C’è chi dice, con qualche ragione, che le Doc sono molto più un certificato di nascita che un attestato di qualità, ma sta di fatto che senza di loro il concetto di qualità e di garanzia per i consumatori avrebbe fatto molta più fatica ad imporsi. Nel 1963 la stragrande maggioranza del vino prodotto in Italia era sfuso e veniva commercializzato senza alcuna etichettatura, prevalentemente nelle zone dove era stato prodotto. Era la preistoria, insomma. La distanza percorsa in mezzo secolo è stata immensa, e le Doc hanno avuto un grande ruolo in questo mutamento epocale. Tutti i produttori di vino italiano devono perciò qualcosa al senatore Desana, scomparso nell’indifferenza dei più nel 1991, uno di quei politici dei quali avremmo tutti bisogno anche ora per competenza, buon senso ed onestà.