La verità sugli autoctoni

Siamo proprio sicuri che le uve che definiamo autoctone sono originarie della regione cui le attribuiamo? Studi scientifici ce ne raccontano di belle.
Il termine autoctono deriva dal greco, e in particolare da due parole, autòs e khethòn, che insieme significano “originario del luogo”. Trasferendo il significato al mondo del vino e nella fattispecie dei vitigni, attribuire la definizione di “autoctono”, una parola che ha un bel suono e “fa fico” pronunciare, significa affermare che quella varietà è, appunto, “originaria” del luogo dove viene coltivata, non arriva da fuori, insomma. Un’affermazione forte e precisa, ma quasi sempre sbagliata, frutto di forzature e di appropriazioni indebite. Sono infatti molto pochi i vitigni che si possono definire autoctoni a ragion veduta, mentre molti altri in stragrande maggioranza sono alloctoni, cioè provengono da altre zone, pur essendo ormai “tradizionali”, presenti in una regione da molto tempo. Per questo motivo, peraltro, personalmente preferisco usare questo secondo termine per definire queste situazioni.
Tutte queste considerazioni mi sono ritornate in mente chiacchierando con Attilio Scienza, che è stato professore di viticoltura in molte università italiane ed è uno dei più grandi esperti al mondo della materia. Così mi ha raccontato che il sangiovese è con tutta probabilità originario della Calabria, e non di Toscana o Romagna, che è il padre genetico del nerello mascalese e del frappato, detto anche gaglioppo. Che il friulano è un sauvignonasse, o sauvignon vert, vitigno di origine bordolese completamente scomparso in quella regione ma che ha trovato una nuova patria sulle colline friulane. Che cannonau e grenache sono parenti strettissimi, tanto che infuria la polemica su quale sia la varietà originaria. Che tutte le malvasie sono di origine greca, del Peloponneso o di Creta. E poi che garganega e grecanico sono quasi la stessa cosa, che il turbiana e il verdicchio sono quasi identici, che il primitivo non è affatto autoctono, che il montepulciano deriva dall’antico cardisco e che lagrein e teroldego sono quasi identici ma hanno origini orientali, che il gewurztraminer deriva dal savagnin del Jura e non da Termeno, e così via.
Quel che resta di realmente autoctono perciò è davvero poca roba, anche se molti, troppi, si riempiono la bocca con quel termine senza avere la minima idea di dove si stiano infilando e dandola letteralmente da bere ai profani che continueranno a usarla in modo del tutto improprio. Perciò, proprio in funzione del tentativo di fare chiarezza e informazione reale, proviamo ad approfondire, anche solo un po’, raccontando le origini e i significati. Proprio Scienza uscirà a breve con un volume che racconterà la storia dei principali vitigni presenti anche in Italia, magari tradizionali, ma non necessariamente autoctoni. Sarò tra i primi a procurarmelo e sono certo cha la lettura sarà illuminante anche per me.