La stagione delle guide

di Daniele Cernilli 28/10/13
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La stagione delle guide

Come ogni anno il mese di ottobre, e in parte quello di novembre, vede in Italia ed in Francia l'uscira delle principali guide, dei vini ed anche dei ristoranti. Ma è sulle prime che vorrei concentrarmi oggi, dato che finora su DW non ne abbiamo parlato e dato anche che chi scrive è stato per anni responsabile, e in qualche modo mentore, proprio di una guida, forse la più emblematica e tuttora la più incisiva, quella del Gambero Rosso.

Qualche notizia storica. Le guide, come le conosciamo oggi, nascono alla fine del 1987, quando uscirono quasi in contemporanea quella del Gambero e Le Cantine di Veronelli, quest'ultima di diretta derivazione del Catalogo dei Vini d'Italia che uscì prima per i tipi della Bolaffi, poi per quelli della Giorgio Mondadori. Quelle pubblicazioni, inventate da Gino Veronelli, furono le antesignane e le ispiratrici delle guide "moderne". In Francia, più o meno nello stesso periodo, uscì la Guide Hachette e qualche tempo dopo, in Spagna, la Penin. Negli Usa e in Gran Bretagna gli editori preferirono pubblicare riviste, e tutt'al più raccolte dei punteggi usciti su quelle pubblicazioni durante l'anno, ma non vere e proprie guide. Duemilavini di Bibenda e la guida dell'Espresso uscirono a cavallo dei due secoli, fra il '99 ed il '00, mentre Slow Food, l'ultima arrivata, fu il risultato della scissione con il Gambero e vide la luce nel 2010 soltanto.

Ognuna di esse ha la sua filosofia, ognuna i suoi punti di vista e le proprie convinzioni tecniche, ma sta di fatto che tutte realizzano una poderosa inchiesta annuale sui principali vini italiani, costituendo commissioni d'assaggio, valutando migliaia di campioni, movimentando decine di migliaia di bottiglie che i produttori mettono loro a disposizione, sottoponendosi così al giudizio di questa o di quella guida. Ovviamente tutto questo scatena polemiche, proteste, "cahiers de doleance" vari. Ma in sostanza le guide svolgono ancora un ruolo d'informazione molto importante. E' vero, negli ultimi anni hanno perso copie e peso, come peraltro tutto il comparto dell'editoria cartacea. Sono nati altri luoghi d'informazione e di discussione, come la rete, innanzi tutto. Ma sta di fatto che proprio sulla rete in questi giorni le notizie sui vari premi che le aziende hanno preso e le discussioni sull'attendibilità dei vari giudizi fervono come sempre.

Quello che mi sento di dire è che la tendenza a fare "todos caballeros" mi è sembrata più evidente del solito. Troppi premi significa alla fine nessun premio, come la famosa notte in cui le vacche sono tutte nere di hegeliana memoria. Molti premi vogliono dire anche più copie vendute ai produttori, più cantine fra le quali "pescare" per la partecipazione a pagamento ad eventi e manifestazioni, quindi si può capire, soprattutto in un momento di crisi di vendite e di inserimenti pubblicitari. Ciò non toglie però che la maggior parte dei vini premiati siano, a mio avviso, meritevoli e che il lavoro fatto da tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di immani lavori come quelli che sono alla base delle varie guide, sia stato positivo, innanzi tutto per appassionati e consumatori.





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