La sostenibilità economica

La sostenibilità economica di un vino è altrettanto importante di quella ambientale: non tutti e non sempre siamo in grado di spendere cifre importanti per acquistare prodotti costosi.
A sentire i discorsi e le prese di posizione di alcuni guru dell’agroalimentare, ogni prodotto della terra dovrebbe essere eco sostenibile, frutto di viticoltura biologica, privo di conservanti e il più “naturale” possibile, in un delirio di politically correct che qualche volta a mio parere sfiora l’ipocrisia. Certo, chi potrebbe essere contrario a parole d’ordine di questo genere?
Detto questo, però, vanno anche chiarite le conseguenze, che nella maggior parte dei casi significano produzioni inferiori, spesso, ma non sempre, qualitativamente rilevanti, e anche prezzi di vendita più elevati, dovuti proprio a pratiche come quelle.
Da un lato si tratta di un invito condivisibile a investire qualche euro in più a favore della sostenibilità ambientale e della salute pubblica. Ma questo vale se non si esagera, se non si dimentica che esiste anche una sostenibilità, una compatibilità economica che non può essere sottaciuta, come se chiunque fosse in grado di spendere cifre importanti per acquistare prodotti costosi. Un atteggiamento da gauche caviar che ritrovo spesso in personaggi che magari si richiamano a ideologie sociali o di sinistra, ma che poi parlano solo di “eccellenze” e non di “qualità diffusa”, criminalizzano l’industria alimentare a prescindere, considerano la cooperazione vitivinicola come uno dei mali peggiori di qual comparto e non bevono vini che costino meno di una decina di euro come minimo. Mi chiedo in che mondo vivano, da quanto non vanno a fare la spesa in un supermercato, oppure se sono a conoscenza che il prezzo medio per un litro di vino prodotto in Italia è di poco più di tre euro.
Ho il sospetto che abbiano perso il principio di realtà, che non si rendano bene conto di quanto sia difficile e importante per molti arrivare alla fine del mese e che chi acquista prodotti alimentari negli hard discount non può essere trattato come un povero ignorante, con atteggiamenti elitari e very posh.
La sostenibilità economica, insomma, è altrettanto importante di quella ambientale e non si dovrebbe far finta di niente. Proprio da persone competenti e dotate di sensibilità sociale mi aspetterei che mettessero le loro abilità al servizio del pubblico, senza salire in cattedra, interagendo con l’industria agroalimentare per cercare di migliorare un’offerta dedicata a vaste fasce di popolazione, senza rinchiudersi in una torre d’avorio fatta di atteggiamenti elitari e radical chic.
Nel settore del vino, tanto per fare un esempio, alcuni importanti critici internazionali si stanno occupando soprattutto di prodotti proposti a prezzi ragionevoli e perciò alla portata dei più. Che un Barolo sia buono è quasi scontato. Che lo sia un bianco frizzantino che costa tre o quattro euro è una notizia ottima e utile. E anche un segno dei tempi, aggiungerei.