La nuova frontiera dei corsi sul vino

Molte cose sono cambiate per via della pandemia, anche a livello dei corsi di degustazione. Cosa rimarrà di tutte le novità sperimentate?
Raramente sento fare delle analisi sull’affermazione che cambierà tutto, e molto sta cambiando, dopo il periodo pandemico che speriamo si avvii finalmente al termine. Come stanno cambiando e cambieranno alcune cose lo dicono ancora in pochi. Di certo l’hanno detto Teresa Bordin, vice presidente di Onav, Luigi Terzago, presidente della Fisar e Antonello Maietta presidente dell’Ais nel corso della presentazione a Milano della nostra Guida Essenziale 2022.
Invito da anni i responsabili delle tre maggiori associazioni italiane per ragionare brevemente sullo stato delle cose nei loro campi. Sono sempre stato convinto che svolgano un ruolo di divulgazione fondamentale per la diffusione della cultura del vino in Italia. Tutti insieme rappresentano circa 60.000 associati, forse più, e organizzano corsi in tutta Italia che hanno toccato addirittura milioni di partecipanti in diversi decenni di attività. Tutto questo, ripeto, è di un’importanza formidabile per la conoscenza del mondo del vino nel nostro Paese.
È ovvio che nel periodo che abbiamo passato e che stiamo ancora passando abbiano dovuto affrontare problemi diversi e si siano trovati davanti a scenari imprevedibili. Organizzare corsi in presenza è stato per molto tempo impossibile e per associazioni che hanno sempre basato la propria attività su questo è stata una bella sfida da affrontare. Certo, tutti abbiamo imparato a usare le piattaforme on line, e ci sono state molte iniziative in questo senso. Però il problema di insegnare a degustare, la parte pratica dei corsi insomma, è stata per un primo periodo quasi accantonata.
Poi c’è stata la nascita di aziende in grado di fornire un servizio molto innovativo. Sembra l’uovo di Colombo, ma ha risolto molti problemi. Si trattava di realizzare bottiglie di piccolissimi formati, addirittura quindici per ogni bottiglia originaria, da poter spedire ad ogni partecipante per poi organizzare l’assaggio con collegamento on line e con il relatore che poteva a quel punto guidare la degustazione. Non dovunque e non sempre è stato possibile realizzare corsi del genere, ma in molti casi sì, e credo che questo resterà come opzione anche a pandemia finita.
Potranno essere organizzati anche in collegamento con Paesi esteri, perché per quantitativi di vino minimi non è neanche necessario sobbarcarsi l’onere doganale. Ci potranno poi essere dei corsi “misti”, in parte in presenza e in parte in remoto, e tutte le associazioni si stanno organizzando in questo senso. Certo, i piccoli formati, imbottigliati sotto azoto e con la chiusura a vite, non possono essere conservati a lungo, vanno realizzati caso per caso, in alcune circostanze (molto poche però), i vini soffrono un po’. Però è fuori discussione che questa potrà essere davvero una nuova frontiera e che si potranno raggiungere molte persone in più.
Ci saranno da fare forse modifiche anche alla didattica, ma di certo siamo davanti a una piccola rivoluzione. Perché è ovvio che cambieranno molte cose, ma in questo caso, secondo me, in meglio.