In questo mondo di blogger

Chi tiene con serietà wine o food blog dovrebbe prendere le distanze dai blogger meno seri e collaborare a fare chiarezza con regole, controlli, sanzioni precise, legali.
La parola blog è la contrazione dei termini inglesi web log, che significano “diario in rete”. Vuol dire che i veri blog sono costituiti dagli scritti di una o più persone che raccontano le loro esperienze utilizzando un sito in rete. Non tutto ciò che ha a che fare con l’informazione sul web può quindi definirsi un blog. Noi che siamo in diversi, scriviamo anche di altro e non solo di ciò che ci capita personalmente, non possiamo essere definiti un blog. DoctorWine è, se mai, un “web wine magazine” se proprio volessimo definirlo. Mentre è un blog Intravino, anche se collettivo, (ha vinto di recente il premio del Corriere della Sera, complimenti), fa un blog Alder Yarrow, che pubblica Vinography, uno fra i più influenti wine blog del mondo, fra l’altro e lo fa anche Franco Ziliani con il suo Vino al Vino. Come si vede, quindi, esistono dei wine blogger di tutto rispetto, tecnicamente preparati, onesti intellettualmente e di certo capaci di scrivere un diario interessante e utile per i lettori.
Detto questo il mondo dei blogger è fatto anche di personaggi molto meno trasparenti, molto meno influenti che, in assenza di qualunque regola, si improvvisano e si propongono, non solo al pubblico, ma anche alle cantine come possibili influencer, e sostanzialmente veicolatori di messaggi promozionali talvolta anche occulti. In cambio di denaro, o anche semplicemente di inviti a manifestazioni o di invio di bottiglie che poi, magicamente, finiscono magari su ebay vendute a prezzi di realizzo. Certo, ci sono mele marce, eccome, anche in altri settori, per carità, e non voglio assolutamente mettere in cattiva luce tutto il settore dei wine blog, che, come ho già detto, comprende anche fior di professionisti.
Dico solo che “c’è del marcio in Danimarca” e non che la Danimarca sia tutta marcia. Credo perciò che proprio da parte di chi fa dei blog, del vino e del cibo in questo caso, qualcosa di valido e di serio, varrebbe la pena operare qualche distinguo e collaborare a chiarire la situazione, che è abbastanza confusa allo stato attuale. Come? Con delle regole, con dei controlli, con delle sanzioni precise, legali.
Non si tratterebbe di mettere bavagli, ma solo di evitare che i “furbetti del bloggerino”, come li ho chiamati in passato, imperversino in rete senza alcuna remora. Mio padre mi ha sempre insegnato che la differenza fra un bambino e un adulto sta nel sapersi prendere delle responsabilità. Ecco, sarebbe bello che chi scrive qualcosa si prenda la responsabilità di quello che scrive. E se desse notizie “false e tendenziose”, come si diceva un tempo, o fake news come si preferisce dire oggi, possa persino essere sanzionato. Non bisognerebbe arrivare alla decapitazione, ma a una multa magari sì, e a dei controlli su eventuali vendite di bottiglie effettuate in modo illegale e in nero, come è possibile che avvenga.
Sento molti discorsi in questo senso ma ancora nessun reale provvedimento, e da uno Stato che si definisca tale, la tutela dei cittadini dovrebbe essere al primo posto, anche in settori come questi.