Il tempo sospeso

Ci sono stati personaggi determinanti per la mia conoscenza del mondo del vino, mi piace ricordarli e raccontarvi piccoli aneddoti che li riguardano.
Scrivere di vino è forse la cosa migliore che so fare. Lo so, non risolve granché, ma è il solo insignificante contributo che posso dare a chi mi legge in questi giorni di tempo sospeso. Ho tanti ricordi di luoghi, di persone, di vini assaggiati, posso solo provare a raccontarveli, così, per tornare a momenti meno drammatici e provare per qualche minuto a pensare ad altro.
Piccoli aneddoti, racconti, episodi. Quelli che mi hanno portato in tanti anni a frequentare questo mondo, che è uno dei migliori che si possa immaginare. Un mondo fatto di persone che ci credono, che cercano di interpretare territori, tradizioni, attraverso la viticoltura e l’enologia. Anche in modi diversissimi fra loro. Alcuni sono stati e sono dei veri amici. Mi sopportano con pazienza, qualche volta con autentica simpatia. Ogni tanto li ricordo in qualche articolo, soprattutto chi mi ha insegnato qualcosa, e non solo attraverso i suoi vini.
Ci sono stati personaggi determinanti negli anni. E il tempo sospeso aiuta a farmi ricordare con più chiarezza. Oggi mi veniva in mente cosa mi raccontava Nino Franceschetti della sua Valpolicella. Nino ci ha lasciato da diversi anni, ma è difficile pensare a quella zona, a certi Amarone, senza legarli a quello che ha fatto. Iniziò da Santa Sofia, poi fu uno degli artefici della Masi, braccio destro, e forse anche di più, di Sandro Boscaini. Poi andò a lavorare altrove.
Una volta, ero alle prime armi, mi disse “vieni a trovarmi a Verona, così ti porto in giro per le vigne e ti spiego”. Non me lo feci ripetere due volte. Lo raggiunsi, lui mi caricò in auto e mi portò in uno dei punti più alti della Valpolicella, da dove si vedevano molti vigneti. “Vedi, da qui si può capire. Queste colline hanno il profilo di una mano che dal polso, dove siamo noi, digrada verso Verona. Ogni dito è una fascia collinare, e fra le dita ci sono le vallate con i vigneti. Noi guardiamo da nord verso sud. A destra c’è Sant’Ambrogio, a sinistra s’intravede in lontananza la zona di Grezzana. La Val d’Illasi è ancora più a est, ma da qui non si vede. Davanti a noi c’è Negrar, più in là Fumane e Marano. Ogni zona ha le sue caratteristiche, i suoi microclimi, e ogni vino le deve saper rappresentare”. Non c’era anima viva intorno, solo il vento e la sua voce che spiegava, lentamente. E il tempo sospeso.