Il solito pollaio

Quanti pareri superficiali e prevenuti riguardo la nostra guida! E tutto senza assaggiare né leggere bene. Solo perché “le guide sono tutte uguali e hanno perso credibilità”.
Si sono appena spenti gli echi delle presentazioni di Milano e di Roma alla nostra Guida Essenziale, ma continuano i commenti sulla rete e non solo. Molti sono per fortuna positivi, altri, come sempre e come forse è anche giusto che sia, critici e negativi. Va bene comunque, l’importante è parlarne, come diceva Voltaire.
La cosa però che un po’ mi annoia è la prevedibilità di certe osservazioni e i dubbi di onestà che talvolta qualcuno esprime. Allora do qualche dato, così vediamo se il solito pollaio all’italiana continuerà ad andare avanti. Venderemo circa 15 mila copia in tre edizioni diverse, italiano, inglese e tedesco, il 25% più dello scorso anno. Facciamo una guida senza chiedere quasi mai bottiglie ai produttori, andando ad assaggiare in giro, al Vinitaly, alle anteprime, come assaggiatori nei concorsi, andando a visitare aziende e parlando con i produttori. Cercando di essere occhi, naso e palato per chi non ha tempo per farlo. Non obblighiamo nessuno a partecipare ai nostri eventi, qualche produttore neanche ritira il premio e glielo spediamo. Siamo in parecchi ad assaggiare e non c'è alcun Grande Fratello che coordina il tutto. Pensate che fra coloro che scrivono la guida ci sono addirittura due collaboratori storici di Intravino, che è oggettivamente un concorrente di DoctorWine, e credo che possano testimoniare come vengono fatte le cose.
Io credo che la credibilità ce la stiamo riconquistando con i fatti, andando a cercare nuovi vini e nuove aziende e qualche volta persino comprando bottiglie. Quelli di Tannico, che non fa pubblicità da noi peraltro, mi conoscono bene come cliente. Certo, molti altri vini inseriti in guida e premiati sono nomi noti, e su questo si concentrano le critiche più aspre. Come se noi non ricercassimo o non fossimo attenti alle novità. E come se certi vini, famosi nel mondo, dovessero essere ignorati per principio per non si sa quale ragione imperscrutabile.
Se andaste a vedere cosa accade appena fuori dai patri confini, vi accorgereste che in Francia certe etichette iconiche sono considerate con enorme rispetto. Che l’imminente uscita dell’annata 2008 di Dom Perignon (appena sei milioni di bottiglie si vocifera) è attesa da pubblico e critica come un evento. Che a nessuno verrebbe in mente di definire La Tache o Chateau Lafite come vini “noiosi”. Che la tradizione più autentica si basa proprio su vini come quelli. Da noi invece il Sassicaia è “banale” e chi lo premia non fa “nulla di nuovo”. Come se fare qualcosa di nuovo fosse positivo a prescindere.
E questo, si badi bene, non in presenza di scelte sempre e solo orientate a sottolineare la qualità indiscutibile di famose etichette, ma anche di centinaia di aziende nuove e sconosciute, con un turn over di cantine inserite in guida che non ha uguali in analoghe pubblicazioni italiane.
Ma non basta. È sufficiente vedere Sassicaia, Antinori o Ca’ del Bosco fra i premiati ed ecco che l’accusa di essere “noiosi” scatta subito, e per fortuna in pochi si sono accorti che fra i vini che hanno avuto il “faccino” di DoctorWine c’è anche l’ottimo e sorprendente spumante Nerosé 60 mesi de La Madeleine di Massimo D’Alema, altrimenti apriti cielo.
E tutto senza assaggiare, senza entrare nel merito, senza neanche leggere bene. Solo perché “non deve andare bene”, perché “le guide sono tutte uguali e hanno perso credibilità”. Come se tutti lavorassero nello stesso modo e con gli stessi standard qualitativi. Ma tant’è. Pensate che invece a me annoia, e parecchio, questo banalissimo “pollaio” di pareri superficiali, prevenuti, che esprimono posizioni che non prevedono un contraddittorio. Forse sarò anche polemico in certe considerazioni, però vi assicuro che a volte ne ho piena l’anima.