Il declino delle guide bis

di Daniele Cernilli 08/12/14
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Il declino delle guide bis

Ritorno sul tema dopo un anno e stavolta come parte in causa, visto che è uscita una guida dei vini a mia firma e visto che quel primo editoriale fece molto scalpore e suscitò molte polemiche, compresa una minacciosa richiesta di rettifica del Gambero Rosso. Ricordo appena di avere ricevuto un appoggio persino da Stefano Bonilli, che condivise quanto scrivevo tanto da dedicargli un pezzo sul Papero Giallo che apprezzai molto e che fu l’inizio della nostra riappacificazione. Cosa dicevo in sostanza? Che le guide dei vini, ma non solo, erano in crisi per una serie di motivi. Il primo è il crollo delle vendite dei libri, oltre il 7% solo nell’ultimo anno, dicono i dati. Il secondo è l’eccessivo numero dei vini premiati, che rendono meno efficace la classificazione e meno ambiti i premi. Il terzo è l’eccessivo numero dei vini degustati, che obbligano chi fa le schede a sottoporsi a veri tour de force, con l’assaggio di oltre cento vini al giorno per settimane, con il risultato di non riuscire a dare la dovuta attenzione a tutti i campioni analizzati. C’è chi riesce a fare delle “performance” del genere, ma c’è anche chi si perde in un mare di assaggi ripetuti senza venirne a capo con efficacia. Il quarto è legato a questioni di carattere deontologico e riguarda l’invio dei campioni, parte dei quali poi prende vie diverse da quelle previste e va a formare una turbativa di mercato.

Qualcuno mi disse “Ma come? Parli proprio tu che sei stato uno dei maggiori 'premiatori' quando lavoravi altrove?” E’ vero, ma quando mi accorsi che si stava esagerando mi inventai i “Tre Bicchieri Più”, proprio per creare una categoria di vini di qualità estrema, che cambiavano di anno in anno, e che verticalizzavano la comunicazione, determinando un valore maggiore del premio stesso. Questo chi mi ha criticato ha evitato accuratamente di ricordarlo, ma così va il mondo e non c’è da pretendere logica e onestà intellettuale daglihaters.

Su questo e sugli altri punti ho cercato di rispondere con i fatti, realizzando una guida ispirata proprio ai principi che a me sembravano giusti e in contrasto con quelli adottati dalla maggior parte delle altre pubblicazioni. Meno premi, meno vini assaggiati, meno aziende, così da poter monitorare con più attenzione e con più tempo il tutto. Poi vini effettivamente presenti sul mercato al momento dell’uscita del libro, il che ha comportato il dover inserirne qualcuno che altri avevano già analizzato negli scorsi anni, ma che non era però effettivamente uscito all’epoca delle valutazioni. Poi, nei limiti del possibile, niente vini richiesti direttamente alle aziende. Per la precisione, in aree dove non esistono consorzi, o camere di commercio, o non organizzano degustazioni pubbliche, anteprime o quant’altro, e dove non siamo riusciti a visitare tutte le aziende, qualche campione lo abbiamo chiesto. Una sola bottiglia per tipo, però, proprio per evitare sospetti. Per il resto abbiamo assaggiato dove e come abbiamo potuto farlo, proprio come possono fare dei comuni consumatori, che sono il pubblico al quale ci rivolgiamo. La Guida Essenziale ai Vini d’Italia non riuscirà ad invertire la tendenza negativa delle vendite delle guide, ma si fonda su elementi di novità indiscutibili, nel segno dei tempi, e i primi dati, positivi, che ci riguardano sembrano darci ragione. Se non cambierà in modo significativo la diffusione generale, quindi, almeno qualche principio nuovo è stato adottato, proprio nel senso che mi auguravo l’anno scorso, e chi vorrà capire stavolta capirà. Chi non vorrà farlo sarà per sua scelta, poco logica, a mio avviso, ma che va comunque accettata per il rispetto della libertà di opinione, che è comunque sacra.





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