I vini deliziosi

Stiamo parlando di quei vini che offrono immediatezza, piacevolezza e rappresentazione dei territori in modo semplice e comprensibile.
Nel corso delle degustazioni effettuate a Verona qualche settimana fa per la realizzazione di 5Stars- The Book, iniziativa di Stevie Kim con la collaborazione di Vinitaly International e dell’Assoenologi, c’era una definizione era particolarmente usata. Era quella di “deliciuos wine”, il “vino delizioso” e anche di “deliciousness”, la “deliziosità”. Cosa volevano dire questi termini? Sostanzialmente si trattava di dare una definizione sintetica a quei vini, non particolarmente complessi, ma che erano molto rappresentativi di una varietà o di una tipologia, poi di facile bevibilità, godibile, immediata, e dal costo non elevato.
Vini “deliziosi”, senza pretese, ma che potevano essere alla portata di molte tasche ed erano realizzati molto bene dal punto di vista tecnico. I produttori potevano essere molto diversi, grandi aziende, viticoltori artigianali, non era quella la differenza, anche perché si assaggiava alla cieca e non era dato di sapere chi fosse l’artefice di quel vino delizioso.
Ripensando anche a tutti quelli assaggiati per la realizzazione della Guida Essenziale di quest’anno mi sono reso conto che di vini deliziosi ne avevo incontrati parecchi, alcuni dei quali davvero sorprendenti. Uno in particolare l’ho anche bevuto proprio, all’Oste Scuro di Verona, un ristorante formidabile con una splendida carta dei vini. Fra questi ho trovato addirittura una pagina dedicata al Soave Sereole di Bertani, un vino che si può persino trovare in molti supermercati a un prezzo contenutissimo, e che lì era proposto addirittura in una verticale che partiva dal 2005. Io ho scelto il 2015 e devo confessare che non avrei mai immaginato di trovarlo così integro e in forma. Poi, ovviamente, ho provato l’ultima annata, quella del 2019, e il termine “vino delizioso” mi è venuto subito in mente.
Più o meno lo stesso mi è successo con una Schiava 2019 di Gumphof, con un Susumaniello OltreMe 2018 di Rubino, con un Dolcetto d’Alba 2019 di Fiorenzo Nada, con una Lacrima di Morro d’Alba 2019 di Velenosi e con un Sicilia Nero d’Avola 2017 di Morgante, con una Falanghina del Molise 2019 di Di Majo Norante, con un Lugana Orestilla 2018 di Montonale e con un Chianti Classico Vigna Doghessa 2018 di Nittardi. Solo per fare degli esempi che mi hanno particolarmente colpito negli ultimi tempi, perché ce ne sarebbero molti altri da fare e magari potete aiutarmi voi che mi leggete.
Sono tutti “vini deliziosi”, piacevoli, non troppo costosi, che finiscono nel bicchiere prima del previsto. E alla fine è quello che conta e che può interessare a un sacco di persone che nel vino cercano immediatezza, piacevolezza e rappresentazione dei territori in modo semplice e comprensibile.