E se la Russia…
Le recenti e presenti vicende che riguardano la crisi in Ucraina hanno portato a tensioni varie fra Usa e Ue da una parte e Russia dall'altra. L'Ucraina, che è un Paese grande, popoloso e ricco di materie prime (anche di grano, visto che era chiamata "il granaio di Russia") è un bel bocconcino per il sistema economico occidentale e per l'Europa. Però faceva parte della vecchia Urss, si parla in gran parte russo, e il legame fra Kiev e Mosca è plurisecolare. Non solo, la Russia ha recentemente finanziato l'Ucraina in mille modi, compreso il prezzo di favore per il metano, e attualmente vanta crediti non pagati per cifre astronomiche. Ognuno ha le sue ragioni, insomma, la politica ucraina si è divisa tra filoeuropei e filorussi e la popolazione idem, tra l'altro in modo geograficamente chiaro. L'ovest con l'Europa, l'est con la Russia. Un tempo l'ovest era polacco e l'est russo. Chi dimentica la storia poi è costretto a riviverla, disse non mi ricordo chi. Che c'entra questo col mondo del vino? Più di quello che immaginiamo. Le tensioni, infatti, hanno portato a embarghi contrapposti fra Occidente e Russia, e fra le ultime decisioni di Putin c'è stato il blocco delle importazioni alimentari dall'Europa. Un danno per noi di 700 milioni di euro, per ora tuona la Coldiretti. Il vino al momento non è contemplato. Se lo fosse va detto che in Russia noi esportiamo 759.000 ettolitri, sei volte ciò che mandiamo in Cina, tanto per pesare le cifre. Il fatturato è di circa 300 milioni di euro, poco meno del 7%. Ma è il prezzo per litro che è altissimo. La media è di 4,6 euro, il doppio circa del dato medio totale che è di 2,45 circa. Un prezzo maggiore persino di quello medio dell'export francese, che è a 4,4. Un caso quasi unico e un mercato importantissimo per immagine e qualità dei vini esportati. Il nodo verrà sciolto a metà settembre. Quello che c'è da sperare è che, innanzi tutto, la crisi si chiarisca con buon senso per il bene delle popolazioni e della pace internazionale. Per noi in piccola parte anche per salvaguardare un export verso la Russia che, nel settore vitivinicolo, è particolarmente brillante.