Cucù, il consumo italiano non c’è più

Gli ultimi dati sul consumo interno di vino in Italia sono veramente impressionanti. Siamo a meno di 29 litri pro capite, con un crollo verticale che non si era mai verificato nel recente passato, nonostante il calo costante al quale abbiamo assistito.
Tanto per dare dei numeri, nel 1975 ogni italiano beveva 104 litri di vino all’anno, e nel 1980, anno record per la produzione con 86 milioni di ettolitri, eravamo oltre i 70 litri a persona. Non solo, ma appena tre anni fa ci si preoccupava perché i consumi erano calati sotto i 40 litri.
Tutto questo significa una serie di cose. La prima è che quest’anno l’export di vino è per la prima volta superiore al mercato interno. La seconda è che manca sostanzialmente una strategia di fondo per il mercato nazionale, sia da parte della produzione sia da parte dello Stato, che da un lato cerca di favorire le esportazioni, dall’altro penalizza con leggi antialcoliche sempre più severe (ma non sono già stati bravi da soli gli italiani a limitare del 75% i loro consumi di vino?) e con l’Imu sui terreni agricoli la produzione di vino.
E questo nonostante il vino sia una delle voci “nobili” del made in Italy agroalimentare (Expo docet). Sta di fatto che vengo a sapere di moltissime aziende, anche di nome, che sono in vendita, di molti vini venduti sotto costo, soprattutto all’estero, di una frenata di tutto il comparto, compresa l’Horeca, che determina lentezza e difficoltà nei pagamenti.
Negli ultimi tempi poi, come si evince dalla tabella qui sotto, ripresa da I numeri del vino, si sta creando una forchetta ampia fra produzione e consumi, tanto che a poco meno di 280 milioni di ettolitri prodotti nel mondo ne corrispondono appena 240 bevuti. Un fenomeno che, se continuerà, porterà a un abbassamento generalizzato dei prezzi, con buona pace delle tanto sbandierate, politicamente, “eccellenze”. Un pronostico buio e preoccupante, insomma, perché se dovessero retrocedere anche le esportazioni, allora inizierebbero guai serissimi.