Bianchi a metà

Esistono, soprattutto in Italia, vitigni bianchi dal ricco patrimonio polifenolico che rappresentano territori e tradizioni in maniera diversa dalla riconoscibilità aromatica.
Vorrei la pelle nera era una canzone di Nino Ferrer, cantante italo francese molto famoso negli anni Settanta. Nel testo lui domandava ai più grandi interpreti di blues e di R&B, Ray Charles, Wilson Pickett, James Brown, come mai lui non riuscisse a cantare come loro, e concludeva che era il colore della sua pelle che non andava bene. Quindi avrebbe voluto la pelle nera.
Portando tutto questo nel mondo del vino ci sono alcuni vitigni bianchi che tentano di “cantare il blues”? Forse sì, spesso sono varietà di origine italiana o comunque ormai tradizionali nei nostri territori, e si distinguono per non essere aromatici, per non avere soltanto profumi intensamente fruttati e per possedere un patrimonio polifenolico quasi da uve rosse. Alcuni si prestano ad essere vinificati “con le bucce”, dando vita a interessantissime versioni di orange wines.
Mi viene subito in mente l’albana, che è un esempio quasi emblematico di vitigno bianco che ha quelle caratteristiche. Tanto che la sua buccia, molto resistente, si presta all’appassimento e all’impatto con la botrytis, dando luogo a vini dolci di straordinario valore, come quelli della Fattoria Zerbina, tanto per fare nomi e cognomi. Altre varietà? Il greco di Tufo, probabilmente, poi il friulano, forse anche il timorasso e la vitovska del Carso, il verdicchio.
Ma cito a braccio e ne dimentico sicuramente parecchi altri. Perché, a mio parere, si tratta di vitigni e di vini molto interessanti? Proprio perché spesso vanno “al di là del fruttato”, perché non sono immediatamente riconoscibili per i loro caratteri varietali “semplici”, perché rappresentano territori e tradizioni vitivinicole e “sentono” le loro origini in quel modo.
Forse è una via precisa alla valorizzazione del terroir, non l’unica, ma di certo molto italiana in questo senso perché è proprio nel nostro Paese che si trovano molte varietà di uva che poi corrispondono alla descrizione che tentavo di fare.
Bianchi a metà, insomma, come Tom Waits, Joe Cocker, Pino Daniele e Mia Martini. Artisti immensi nel loro genere.