Ancora sui concorsi

di Daniele Cernilli 28/05/12
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Ancora sui concorsi

Caro Daniele,
leggo quanto hai scritto sul tuo magazine il 7 maggio e mi permetto di farti presente:
a)      che non è vero che i concorsi enologi in Italia devono avere il placet di Assoenologi. Sono glie enti organizzatori che affidano all’Associazione Enologi Enotecnici italiani la responsabilità della parte tecnica attraverso precise regole che la nostra organizzazione di categoria ha solo il compito di far rispettare. Ci sono infatti diversi concorsi enologi che sono organizzati senza la collaborazione dell’Assoenologi;
b)      che non è vero che solo in Italia i concorsi vengono organizzati in questo modo visto che le norme sono sancite dall’OIV, recepite dall’UNI0Ne Europea e validate dai diversi Stati membri attraverso, per quanto riguarda l’Italia, un decreto applicativo nell’ambito del DLgs 61/2010 che tra l’altro stabilisce che i Concorsi enologici per poter rilasciare distinzioni devono essere approvati dal Ministero delle Politiche agricole e che le Commissioni di valutazione devono essere formate in maggioranza da tecnici specifici del settore vitivinicolo.
Nel ricordarti che io sono il direttore di Assoenologi, mentre il presidente è il collega Giancarlo Prevarin, ti informo che i premi attribuiti dalle entità da te indicate (Decanter, Gambero Rosso ecc.) non sono concorsi enologici e tanto meno entità abilitate dal Dicastero dell’Agricoltura. Cosa diversa sono invece i concorsi enologici a cui prima mi riferivo che, in Italia come in Germania, in Francia e in tutti i Paesi dell’UNI0Ne Europea, sottostanno ad un’unica normativa.
Come sai sono aperto a tutte le discussioni e innovazioni, parliamone ma non diamo informazioni errate.
A presto,

Giuseppe Martelli

E’ evidente che Martelli non ha letto il seguito della “querelle”, però vuole precisare ed io pubblico quanto mi scrive. Però rispondo.
Si tratta di una precisazione che entra nello specifico delle normative, e di quel Decreto Legislativo 61 del 2010 che nei fatti lega ogni concorso “ufficiale”, approvato dal Ministero delle Politiche Agricole, alla presenza di una maggioranza di tecnici specifici del settore vitivinicolo, che nei fatti sono gli enologi.
Se così non fosse non si spiegherebbe la reazione del presidente di Assoenologi Prevarin al tentativo di riforma di quell’articolo presentato dalla Senatrice Bianconi, atto proprio a cambiare i “pesi” delle rappresentanze all’interno delle commissioni giudicanti, nel caso di concorsi enologici approvati dallo Stato.
E’ ovvio  che i premi attribuiti da Decanter, dall’Ais, dal Gambero Rosso, da Slow Food, da Wine Spectator e via dicendo non sono derivati da concorsi enologici ufficiali, approvati dallo Stato, ma forse è proprio per questo, o anche per questo, che “pesano” molto più di quelli che finora sono stati attribuiti con l’apporto maggioritario dell’Assoenoliogi. Ma questo spero fosse abbastanza evidente sia dal testo sia dal successivo articolo che commentava la risposta di Prevarin, molto polemica con l’Ais, accusata di tentato colpo di stato contro l’Assoenologio stessa.
E’ anche vero che la normativa europea per i concorsi “ufficiali” replica quella italiana, ma è altrettanto vero che in Europa quel tipo di concorsi enologici è fondamentalmente disatteso, mentre da noi ce ne sono parecchi, tanto che l’Assoenologi italiana funziona quasi come un “service” organizzativo, con tutti gli oneri, ma anche gli onori, economici, del caso.
Nulla di male, ovviamente, solo che le cose vanno anche spiegate per capirne i termini sostanziali.
Resto comunque della mia idea, che a quanto leggo è la stessa che alla base delle considerazioni della Senatrice Bianconi, e cioè che chi fa il vino, e ne è coinvolto professionalmente nella produzione, non dovrebbe anche giudicarlo in commissioni nelle quali detiene la maggioranza. E’ una mancanza di terzietà che potrebbe persino rischiare l’incostituzionalità, a livello giuridico. E questo a prescindere dal ruolo di altre associazioni. Stando così le cose e nell’attesa di un cambiamento della normativa, anche europea, che, mi rendo conto, dovrà attendere riforme ben più pressanti ed importanti in un momento come questo, mii permetto però di chiedere all’Assoenologi una semplice cosa. E cioè che non vengano più inseriti nelle commissioni quegli enologi che hanno vini presentati in concorso. Sarebbe un atto di trasparenza e di serietà che ci si dovrebbe attendere da un’associazione professionale  e prestigiosa come l’Assoenologi italiana.





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