Al di là delle stelle

di Daniele Cernilli 20/12/21
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Chef con spaghetti

Noi di DoctorWine siamo fortemente convinti che la vera forza della ristorazione italiana sia nelle migliaia di locali che propongono cucine comprensibili, basate su materie prime della zona, a prezzi ragionevoli.

L’editoriale di due settimane fa dedicato alla sovraesposizione mediatica dei ristoranti premiati dalla Guida Michelin con le famose stelle ha suscitato diverse reazioni e qualche accenno polemico. Sicuramente non sarò stato abbastanza chiaro io che non intendevo criticare il costo di certi locali, ma solo il fatto che si parla molto spesso di cuochi “stellati” quando poi sono ben poche le persone che possono permettersi di affrontare concretamente il prezzo del conto che si paga nei loro ristoranti. 

Non ho perciò sostenuto che si tratta di cifre ingiustificate, ma solo che quei posti sono riservati a chi si può permettere certe spese, come accade per tutto il settore del lusso, evidentemente. Però, mi chiedo, non avrebbe più senso e non sarebbe più utile per il pubblico scrivere, segnalare, parlare di quei ristoranti che sono più alla portata delle persone non necessariamente molto benestanti? 

E poi, è così vero che solo i cuochi “stellati” rappresentino davvero i vertici qualitativi dell’enogastronomia in senso assoluto? 

Due semplici domande, senza avere la pretesa di criticare o di emettere giudizi morali. Personalmente sono convinto che la vera forza della ristorazione italiana sia nelle migliaia di locali che propongono cucine comprensibili, basate su materie prime della zona, a prezzi ragionevoli. Un discorso che vale anche nel settore dei vini, tanto per essere chiari e per non offrire il fianco a critiche varie, visto che su DoctorWine si scrive essenzialmente di quello. 

Questo non vuol dire che si debba ignorare la ristorazione di lusso, “stellata”, come alcuni grandi vini iconici e costosi, ma solo che non si può parlare solo di quelli, pena il fatto di contribuire al sempre più evidente distanziamento tra la critica enogastronomica e la realtà economica della stragrande maggioranza degli appassionati, occupandosi troppo delle cosiddette “eccellenze” pressoché irraggiungibili. 

Per aggiungere una considerazione, inoltre, non si può non prendere atto che la Guida Michelin quest’anno, e per la prima volta, non contiene le segnalazioni degli alberghi, ed è ormai qualcosa di ben diverso da quella pubblicazione dedicata ai viaggiatori oltre che ai gourmet che era un tempo. 

Con un’impostazione sempre più specifica e sempre meno di servizio nel senso più ampio del termine. 

Un altro aspetto che rischia di selezionare in modo elitario i possibili fruitori. Forse è arrivato il momento di porsi il problema se non sia davvero il caso di andare con decisione al di là delle stelle.





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