50 milioni di ettolitri di vino

di Daniele Cernilli 20/06/11
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50 milioni di ettolitri di vino

Ve li ricordate i 20 milioni di baionette di Mussolini? Ecco, quando sento in televisione l’enfasi e il trionfalismo del tutto mal posto che riguarda i 50 milioni di ettolitri di vino (49,2 in effetti) prodotti in Italia ed il sorpasso avvenuto sulla Francia mi vengono i brividi. Gli stessi che venivano a mio padre quando sentiva i discorsi del duce.
Perché penso a chi se lo berrà tutto quel vino.
E chi se lo berrà per una cospicua parte non esiste. Noi, anche grazie a leggi che penalizzano il consumo, beviamo circa 45 litri pro capite e siamo meno di 60 milioni di cittadini. Vuol dire che, al massimo, consumeremo 26 milioni di ettolitri di vino. Esportiamo, nella migliore delle ipotesi, 15 milioni di ettolitri. Arriviano perciò ad un totale di 41 milioni di ettolitri, più di otto meno della produzione. Questo significa che il 17% circa della produzione italiana resterà invenduta, e che se la legge della domanda e dell’offerta ha ancora un senso, che il prezzo medio del vino calerà ancora, rendendo la produzione meno remunerativa o per nulla remunerativa, con le conseguenze che potete immaginare.
Altri dati per capire meglio. Quasi il 90% dei circa 13 miliardi di euro che rappresentano il fatturato del comparto vitivinicolo nazionale, deriva dalla vendita di vini con denominazione, Docg, Doc e Igt, che sono circa il 60% del totale, cioè 30 milioni di ettolitri, oppure 3 muiliardi di litri, e corrisponde a 11 miliardi e mezzo. Questo vuol dire che il prezzo medio per quei vini è di circa 3 euro e mezzo il litro, andando dal Brunello Riserva di Biondi Santi fino all’ultimo degli Igt. Il resto, 20 milioni di ettolitri di vino anonimo, spesso venduto sfuso, è venduto per 1 miliardo e mezzo, a circa 75 centesimi il litro, la metà del costo della benzina verde,
E se il vino costa così, figuratevi le uve. Allora questo significa che il 40% della produzione italiana ed alcune centinaia di migliaia di posti di lavoro sono a rischio. Si tratta in molti casi di secondi lavori, ma una parte significativa di persone, soprattutto al sud, in Sicilia ed in Puglia, traggono ancora il loro reddito da questa attività. Avrei preferito delle analisi come questa, o come quella che trovate su Wine News, piuttosto che il trionfalismo superficiale e poco lungimirante al quale ho assistito. Un segno dei tempi?





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