È nata una stella: Terradonnà
Eccoci di nuovo nella Costa Toscana, che - a causa della sterile lotta sostenuta da molti tra vitigni autoctoni e alloctoni - dopo essere stata messa sugli altari, soprattutto per via dei vini di Bolgheri, è di nuovo guardata con sospetto da molti enofighetti.
Sarà perché il nostro approccio è più "laico", sarà perché a me le caratteristiche dei vini della Costa piacciono, vi garantisco che a volte si trovano dei veri gioielli. È il caso di Terradonnà, un'azienda della Val di Cornia che pur non essendo nuova (la famiglia Rossi vi produce vino e olio da oltre cinquant’anni) recentemente ha cambiato marcia.
La Val di Cornia è nell'entroterra del "naso" toscano, Suvereto si trova alle spalle di Venturina che a sua volta è alle spalle di Piombino. In pratica siamo nel punto di incontro tra la Maremma Grossetana e quella Alta o Livornese. Una zona dove si trovavano le miniere aperte degli Etruschi, data la ricchezza di minerali nel suolo. E su questo suolo ricco di minerali ma anche di argilla nasce Terradonnà.
Il nuovo corso dell'azienda si deve ad Annalisa coadiuvata, più che da suo fratello Gianluca, da sua cognata. Negli anni 2000 sono stati ammodernati i vigneti, piantati a densità altissime, e le tecniche di produzione, sebbene per la vinificazione e gli affinamenti si continui ad usare il cemento accanto al legno. Attualmente la produzione è seguita da quel bravissimo enologo che è Luca D'Attoma, che ancora una volta dimostra di avere le mani d'oro proprio con i vitigni alloctoni.
PS: il nome Terradonnà significa "Terra donata da donna a donna", cioè dalla madre ad Annalisa…
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