Le radici di Napa Valley

Due cantine all’opposto una dall’altra per due Cabernet Sauvignon di classe sopraffina: Voltz Vineyard 2014 Charles Krug e Cask 23 2015 Stag’s Leap.
In Europa quando si parla di vini americani e di Napa Valley in particolare l’atteggiamento di molti cosiddetti esperti è di malcelata sufficienza. In realtà se esiste una sorta di Via Montenapoleone o di Faubourg St. Honoré del vino questa rischia proprio di essere quella regione.
Cantine prestigiose, con etichette vendute a centinaia, quando non migliaia, di dollari e molti personaggi che provengono da diversi mondi d’impresa, compresa ovviamente quella vitivinicola, che hanno investito fiumi di denaro per produrre grandi rossi dal passo very international. In genere da uve cabernet sauvignon, ma anche da merlot, syrah e zinfandel, chardonnay e sauvignon blanc, più raramente persino da riesling e di recente da sangiovese.
Una regione ricca, con vini e ristoranti stellati, non è un caso che la French Laundry di Thomas Keller sia proprio qui, e con un turismo del vino di straordinaria efficacia. Una zona molto particolare, a forma di clessidra, con la parte meridionale, a ridosso della parte settentrionale della San Pablo Bay, più fresca e piovosa di quella centrale e settentrionale. Si inizia a Los Carneros, che è in comune con l’attigua Sonoma Valley, poi si procede con i comuni di Napa, Yountville, Oakville, Rutheford, St. Helena e Calistoga. Le denominazioni, che negli Usa si chiamano AVA (American Viticutural Area), sono Los Carneros, Mount Veeder, Oak Knoll, Yountville, Oakville, Stag’s Leap, Atlas Peak, Rutherford, St. Helena, Spring Mountain, Diamond Mountain, Howell Mountain, Wild Horse, Chiles Valley, Calistoga e Coombsville.
Non poche per una zona che è grande meno del Chianti Classico. Ma raccontarvela in poche righe è praticamente impossibile, così ho optato per scegliere due cantine che per certi versi sono l’opposto una dell’altra. La più antica della regione è la Charles Krug di St. Helena, che fu fondata nel 1861 da Charles Krug (niente a che vedere con la famosa maison di Champagne) e che nel 1942 fu acquistata da Cesare Mondavi che la lasciò poi a suo figlio Peter, fratello di Robert. Oggi sono la terza e la quarta generazione della famiglia a gestirla e nella storica sede, con le vigne che si alternano a giardini con alberi secolari, producono dei vini di ottima fattura, estremamente in linea con i canoni “territoriali” di quella che passa per essere la zona più calda di tutto il comprensorio. I grandi rossi dell’annata 2014, che in Napa Valley è ottima, sono tutti a base di cabernet sauvignon, con, in qualche caso, minime aggiunte di altri vitigni bordolesi, come malbec, petit verdot e merlot. Il Voltz 2014, che deriva da vigneti di Yountville, è probabilmente il più interessante per un equilibrio sorprendente. Ma anche il Cold Springs Limited Release è di tutto rispetto.
Poco meno di dieci chilometri verso sud ed eccoci a Stag’s Leap, leggendaria azienda dell’omonimo comprensorio, che fu fondata nel 1970 da Warren Winarski, ma che da più di dieci anni è di proprietà di una partnerhip che si è costituita fra Chateau St. Michelle, famosa cantina del Washington State, e la Marchesi Antinori. Dal 1974 viene prodotto il leggendario Cask 23, un grande rosso da sole uve cabernet sauvignon, che è divenuto nel tempo una vera icona enologica americana. La versione del 2015 è sontuosa, non ha alcuni “barocchismi” che talvolta si possono notare nei vini della Napa Valley, vedi accenni di residui zuccherini un po’ troppo evidenti, forse proprio per le caratteristiche stilistiche che i due soci hanno da sempre adottato per i propri vini e che hanno perciò quasi naturalmente adottato anche in questo caso. Un grande Cabernet dal passo internazionale ma di sorprendente eleganza, insomma, che fa pensare e fa ricredere chi fosse convinto che l’armonia non abitasse da queste parti.
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