Un Merlot che non ti aspetti

Vicini a Pontremoli, in Lunigiana, il produttore Antonio Farina, al Podere Fedespina, si cimenta con la produzione di ben due vini a base merlot.
In tutta confidenza possiamo dircelo: la Lunigiana non è proprio il primo territorio vinicolo toscano che viene in mente. Eppure, complice anche il cambiamento climatico che ha alzato la temperatura media di un paio di gradi negli ultimi 10 anni, qualcosa sta cambiando. Alcuni produttori hanno cominciato a impegnarsi più seriamente per cercare di trovare una via "locale" al vino di qualità e i primi risultati stanno arrivando.
Qualche settimana fa sono andata vicino Pontremoli, a Mulazzo, a trovare Antonio Farina, proprietario con la moglie Mirta Fedespina del Podere Fedespina (a dire la verità il toponimo del podere era Ca' del Bosco, ma per ovvi motivi il nome originario è stato abbandonato e lasciato solo all'agriturismo annesso). L'occasione della visita era legata alla degustazione verticale del rosso di punta: il Ca', preceduto da un assaggio dell'altro vino, lo Spinorosso. Si tratta di due merlot, il primo in purezza e che matura in legno, il secondo con un saldo di ciliegiolo e che vede solo cemento. Confesso che la curiosità era tanta…
Antonio ha fatto il manager a Milano fino a 5 anni fa, quando è andato in pensione; la moglie curava l'agriturismo, e la vigna… beh, era lasciata un po' a sé stessa. Poi nel 2003 la decisione di occuparsene seriamente, di spiantare quel che rimaneva dei vecchi vigneti e di iniziare con una viticoltura moderna vocata alla qualità. Da lì l'analisi dei terreni per scegliere cosa impiantare, la "corsa" a Bordeaux per prendere le barbatelle di merlot e l'impianto del primo ettaro (con qualche filare di ciliegiolo, in fondo sempre in Toscana siamo). In cantina c'erano le botti di cemento vetrificato e andavano benissimo per vinificare… Negli anni successivi la superficie vitata è aumentata un po', e il vigneto viene coltivato secondo "un'agricoltura di buon senso", che è una delle definizioni più simpatiche che mi sia capitato di sentire. Non agricoltura biologica quindi; se i capricci del clima lo richiedono, si effettuano trattamenti, ma solo quelli strettamente necessari. Un lavoro altrettanto serio è stato fatto in cantina, alla ricerca del giusto legno di elevazione. A seguire da vicino il progetto l'enologo spezzino Francesco Petacco, che dopo diversi tentativi, anche seguendo i giusti consigli, è arrivato a quella che Antonio definisce "una tonnelleriesartoriale", con la quale scelgono i legni più adatti ai propri vini per fare le barrique.
