Bricco del Bosco Vigne Vecchie, tutte le spezie del Monferrato (2)

Prosegue l’intervista a Ermanno Accornero iniziata ieri, per poi "mettere alla prova" la chiacchierata con la degustazione verticale del cru Bricco del Bosco Vigne Vecchie Grignolino del Monferrato Casalese.
DW: Cambiamento nella continuità. Se esiste uno "stile Piemonte", è esattamente questo.
EA: Direi di sì. Uno stile che si tramanda e, nonostante le mode e le distrazioni, sembra ancora non esaurirsi e rimane un faro che, pur cambiando e ricambiando tutto intorno a sé, anche i modi, le tecniche e i sistemi di fare il vignaiolo, illumina e indica la rotta ai naviganti dando certezze e riconoscibilità al sistema sociale di tutto il territorio. Questo "stile Piemonte" si riscontra sempre più nell’originalità e nella schiettezza dei vini prodotti qui in Monferrato. Anch’io sento di appartenere a questo stile, come se fossi una vite piantata in questo terreno dal quale attingo energia. Credo che tutto ciò dipenda dall’esempio che uno riceve, da cosa ti hanno insegnato e dal valore che attribuisci a ciò che possiedi, al di là di prevenzioni, divieti e dinieghi che hai ricevuto.
DW: Non pensa che il nome "Grignolino", che a pensarci un attimo è un diminutivo, possa rappresentare un problema?
EA: Penso di no. Il suo nome è la sua storia, e della sua storia siamo fieri, pertanto non lo considero un problema, visto anche che è dal 700 che si chiama così. Certo è che dalla stesura del disciplinare tutti noi avremmo preferito una menzione più incisiva di territorio. Ma così non è stato, come tra l’altro per tante altre doc.
DW: Cento anni fa il Grignolino era pari al Barolo nella notorietà. Cosa successe poi?
EA: Credo si sia trattato di una congiuntura di fattori. Anzitutto il boom dei consumi, con la conseguente meccanizzazione che ha ridotto i sesti d’impianto. E poi l’uso dei concimi, unito alla nascita di cloni molto produttivi e della Doc, che non ha considerato il glorioso passato.
Tutti i vini sono ottenuti da uva grignolino 100%. Macerazione di 40 giorni, affinamento in tonneaux di rovere francese di 30 mesi, poi 24 mesi in bottiglia.
Come vedrete, la degustazione ha restituito un vino che necessita di vetro per dare il meglio di sé, e che dalle note balsamiche/speziate di cardamomo va verso la cannella, per comportarsi poi dopo una decina di anni come un grande bianco, mettendo su frutto in vetro. In maturità sfoggia una complessità aromatica che arriva a sfumature quasi da passito e vino chinato, mantenendo sempre quel carattere piemontese di rabarbaro e fiori secchi. Senza dubbio un vino, soprattutto a livello di finezza aromatica, del più alto livello.
Giulio Accornero & figli
Titolare : Famiglia Accornero
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Anno di Fondazione : 1897
Totale Bottiglie Prodotte : 100.000
Ettari di Vigneto : 22