Bordò, cannonau, granache: l’importante è che sia Kupra
La prima verticale completa con sorpresa finale.
“Quando alla fine degli anni Novanta abbiamo cominciato la trattativa per l’acquisto di una vigna di circa quattro ettari, il vecchio contadino che ne aveva la proprietà, ci ha detto che una parte, circa un ettaro e mezzo, era di bordò”. Così Marco Casolanetti e Eleonora Rossi ci raccontano gli inizi di questo vino un po’ misterioso, molto discusso, ma ormai diventato oggetto di culto. Come questo biotipo di cannonau sia arrivato sulle colline di Cupramarittima e in genere nel Piceno ha alimentato molte storie. La più suggestiva è quella che lo fa risalire al passaggio di pastori sardi che dalla Tuscia, per arrivare in Puglia passando lungo i sentieri della transumanza, avrebbero piantato un po’ di barbatelle.
Le uve di queste vigne sono state sempre molto apprezzate, ma da almeno quarant’anni del bordò (così in zona viene chiamato questo vitigno) non parlava più nessuno. Merito di Marco e Eleonora averlo riscoperto e diffuso tra i piccoli produttori del comprensorio piceno tanto che sono già sei a produrlo e imbottigliarlo, spesso utilizzando le marse provenienti dalla loro vigna.
La vigna, a circa 400 metri di altitudine, ha circa seimila ceppi di oltre 110 anni su terreni sabbioso-limosi. Dal 2009 la fermentazione avviene, per 20 giorni di media, in un uovo in cemento crudo per poi maturare in barrique per circa 30 mesi con il consueto, per Oasi degli Angeli, doppio passaggio: un anno in barrique nuove e poi 18 mesi in altre barrique sempre nuove. Il numero di bottiglie varia da annata ad annata, ma non supera mai le 500 unità ed il prezzo è di quelli importanti: intorno ai 150 euro. Il risultato di tanto lavoro e passione è un vino unico, affascinate e che questa verticale sottolinea come uno dei vini rossi più interessanti del nostro Paese.