Quando Pantelleria era sconosciuta
Siamo verso la fine degli anni Ottanta quando un piccolo produttore fa salire alla ribalta dei grandi vini italiani il moscato (zibibbo) di una piccola isola vulcanica, Pantelleria. Il suo nome era Salvatore Murana. Vini mediterranei, vulcanici come il territorio che li produce, piante ad alberello basso con dei muretti a secco a proteggerli dal vento marino. Poi le uve venivano messe ad asciugare al sole su cannicci ed alla fine vinificate per dare un risultato fantastico, un grandissimo vino dolce. Sia la critica che gli appassionati rimasero affascinati e Salvatore, il produttore poeta, diventò una star quasi controvoglia pur rimanendo sempre sé stesso.
La produzione è incentrata principalmente su tre vini con nomi evocativi delle contrade da cui derivano, dove si sente forte l’influenza araba: Mueggen, Khamma, Martingana. Nomi che rappresentano anche un crescendo di complessità del vino soprattutto riguardo lo zucchero residuo sempre più elevato e lo spettro olfattivo, che vedeva un appassimento maggiore nel Martingana.
Mi sto facendo prendere dai ricordi; questo perché recentemente, in una bellissima degustazione, mi sono imbattuto con felicità nei vini di Salvatore, che mi facevo mancare da un po'.
Quello che più mi ha lasciato perplesso sono stati i commenti dei pochi che assaggiavano i suoi vini. Premetto: qualsiasi appassionato o - peggio ancora - professionista del mondo vino che non conosce Salvatore Murana, la sua storia e i suoi vini, non si rende conto di cosa gli manca: è come se non si conoscesse il Sassicaia, il Barolo Monfortino o l'Amarone Quintarelli... insomma, quei vini che hanno creato ed esaltato un territorio. I commenti erano sul fatto che erano vini un po' pesanti, dolci e dal naso troppo caldo. Non capisco questi assaggiatori e presunti tali: giovani di età ma privi sia della curiosità dei giovani che della cultura dei più anziani; questi erano i vini di Pantelleria, questa è una grande storia di un territorio, poi con accorgimenti diversi si possono fare vini con nasi più freschi e magari con corpi più esili ma la grande tradizione di qualitàè questa, come si fa a non riconoscerla.
Chiedo scusa per il tono polemico, per me è come non riconoscere la grandezza di Newton solo perché Einstein ha migliorato la comprensione della gravità.
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