I cinquant’anni di Parusso

L’azienda langarola compie 50 anni e li festeggia con una selezione di Barolo Bussia Riserva solo in Magnum: Per Francesco.
Quando entro a L’Alchimia, ristorante 1 stella Michelin di Milano, a due passi da Porta Venezia, Marco Parusso, felpa stampata Bussia e scarpe da tennis, sta parlando con passione a chi è già arrivato in sala. E da quel momento in poi, fino quasi alla fine dell’incontro, non smetterà di parlare. È un fiume in piena, e chi lo conosce lo sa, difficile da arginare ma interessante e coinvolgente da ascoltare. Energico e soprattutto dinamico, come quella dinamicità che, spiega immediatamente, è il suo obiettivo. Nei vini, e di certo anche nella vita.
Nasce dal niente Marco Parusso, figlio di contadini che nelle Langhe di un tempo vendevano vino in damigiana. Nel naso e nella bocca aveva il vino del contadino, che un tempo non era buono ci dice, ma almeno non costava nulla. “Mica come oggi che è tornato di moda ma costa tanto” dice ridacchiando, mentre si chiacchiera in attesa dell’inizio della degustazione.
L’azienda di famiglia nasce nel ’71 quando il padre Armando decide di cominciare a imbottigliare il proprio vino e proprio quest’anno compie cinquant’anni e festeggia con un Barolo particolare che assaggiamo in anteprima a 20 anni dalla vendemmia. Marco si diploma ad Alba nell’86, in una Langa in cui il dolcetto costava il doppio del nebbiolo e l’attualità enoica raccontava la buia pagina del metanolo. La sua prima vigna è del 1988 e nel piantarla segue anche i consigli dell’amico Domenico Clerico, a cominciare dai fitti sesti di impianto e dai diradamenti consistenti. “Buttavamo più uva di quella che portavamo a casa” ci dice, guardati con circospezione dal resto della famiglia che ogni tanto lo riprendeva, “non farti vedere che butti l’uva!”.
Da lì è tutto un percorso di sperimentazione, dai diradamenti tardivi alla spumantizzazione del nebbiolo fino al “flirt” con l’ossigeno che diventa per Marco, da nemico giurato ad amico e risorsa per dinamizzare il vino.
Così le sue bottiglie oggi hanno un marchio riconoscibile, caratterizzate da frutto, piacevolezza ed evoluzione.
Tra gli assaggi della degustazione i due grandi vecchi sono stati i più coinvolgenti, ricchi di “notizie”, come le chiama lui, da esprimere. Il Barolo Bussia Riserva Per Francesco 2000, dedicato al figlio, e un inusuale e strepitoso Langhe Sauvignon Rovella 2008. Entrambi abbinati con maestria ai piatti della cucina solida e ricca di sapori netti del ristorante dove, tra vino e piatto, l’alchimia del nome è stata confermata. Specie con la Zucca arrosto con castagne crema di carote e fonduta al Castelmagno, un avvolgente inno all’autunno, e soprattutto con il Risotto Milano-Langhe, piatto cucito su misura per i vini di Parusso, in particolar modo con il sontuoso, sfaccettato e voluttuoso Sauvignon Rovella 2008.
Langhe Sauvignon Rovella 2008
94/100 – Annata fuori commercio. L’annata corrente costa € 32
Da uve sauvignon. Matura in piccoli botti di rovere. Colore giallo dorato. Al naso è agrumato e ricco, profuma di spezie e fiori gialli, uvaspina e agrume candito, mimosa, zafferano e pietra focaia. In bocca è elegante e fresco, avvolgente e pieno, con un finale di lunghissima persistenza con note di cedro, bergamotto e zafferano. In magnum.
Barolo Bussia Riserva Per Francesco 2000
96/100 – Solo in Magnum, € 1.000
Da uve nebbiolo. Matura in piccoli botti di rovere per 30 mesi. Il naso è ampio ed elegante, ricco e balsamico, con intense sensazioni di frutti rossi, mora e ciliegia, tabacco e humus. In bocca è vitale, succoso e morbido, dal tannino levigato e una lunga persistenza gustativa.
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