Dorigo, ritorno alla sobrietà

di Riccardo Viscardi 08/09/16
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Dorigo, ritorno alla sobrietà

L’azienda viene fondata nel lontano 1966 da Girolamo Dorigo che la imposta con notevole cura per gli standard dell’epoca. Grande attenzione verso i vitigni autoctoni friulani e spazio alla ricerca sia in vigna che in cantina. Un'impostazione vincente che pone questa cantina tra le più importanti della rinascita del vino italiano a metà degli anni '80 e inizi anni '90.

Il vino più rappresentativo è il Montsclapade, un blend di stile bordolese, ma il lavoro dell'azienda si è concentrato dall'inizio soprattutto sul recupero di vitigni locali, cone il pignolo, un'uva rossa praticamente abbandonata prima della rinascita con la Dorigo, o i bianchi come il verduzzo e il picolit dai quali, come impone la tradizione, vengono prodotti due interessantissimi vini dolci di cui questa cantina è una grande interprete.

A cavallo degli anni 2000 la Dorigo ha avuto un leggero appannamento dovuto paradossalmente al suo stesso successo che prevede ingenti quote di mercato estero. Questo la portava a privilegiare stilisticamente il gusto in voga in quei Paesi. Soprattutto nella gamma dei bianchi, i vini diventarono decisamente muscolari anche se sempre ben fatti, in quanto tecnicamente questa cantina è sempre stata all’avanguardia.
Circa un anno fa ho incontrato la nuova generazione rappresentata da Alessio Dorigo e ho ripreso dei contatti che mi hanno portato a riassaggiare alcuni vini della gamma che sono un deciso passo avanti stilistico verso una maggiore sobrietà. Ho selezionato i due che mi hanno colpito maggiormente, un Blanc de Noir molto interessante e che veniva prodotto da tempi non sospetti (prima del boom delle bolle) e un classicissimo Picolit.

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