Venezia Superiore

di Sissi Baratella 12/10/23
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Durante Venezia Superiore

Più del nome di un evento, un vero e proprio manifesto di intenzioni per il Consorzio Tutela Vini Valpolicella. 

Consorzio e produttori non solo stanno investendo sul Valpolicella Doc Superiore come tipologia di vino, ma lo stanno anche portando nelle città e al pubblico che maggiormente lo apprezza e conosce. Venezia, unica nel suo genere e città della bellezza per eccellenza, rappresenta il secondo mercato italiano per i vini della denominazione veronese. Complici i numerosi turisti che la popolano tutto l’anno, i vini rossi della Valpolicella in realtà sono molto apprezzati anche dai veneziani stessi che non esitano a berli e proporli con piatti di mare. 

Come sempre facciamo un passo indietro e capiamo, al di là dei magici scenari di Venezia e della Valpolicella, cosa rende Superiore di nome e di fatto questo vino. 

Superiore risulta essere una specificazione aggiuntiva al vino Valpolicella Doc, sia esso Classico, Valpantena o senza menzione geografica. Questa specificazione fa riferimento a dei parametri sia chimici che fisici del vino stesso. Per essere Superiore, estratto secco minimo (18->20 g/l) e alcolicità minima (11,00 -> 12,00%vol.) devono essere maggiori rispetto a quelli di un Valpolicella Doc. Inoltre, il Superiore, riposa in cantina per almeno un anno con decorrenza dal 1° gennaio dell’anno successivo alla vendemmia. A tutti gli effetti, quindi, un vino diverso

Lo stile 

Parlare di stile per il Valpolicella Superiore è un po’ un azzardo. Più indicato sarebbe parlare al plurale di stili. Di fatto sono state individuate quattro macro categorie. Queste esistono un po’ perché questo vino è ancora in fase di definizione; e un po’ perché in realtà gli scenari della Valpolicella sono talmente vasti e le variabili talmente tante che costringere questi vini in un unico trend potrebbe rivelarsi riduttivo se non addirittura poco adatto per alcuni produttori. 

A far grande la Valpolicella e a renderla un territorio vitivinicolo vocato concorrono infatti: la conformazione del territorio, fatto da 11 vallate; le numerose esposizioni possibili grazie alle vallate stesse; il volano termico garantito da Lago di Garda e la presenza del fiume Adige; la varietà di suoli diversi; le altitudini e l’uvaggio

Capitolo a parte riguarda la tecnica, in quanto sappiamo che alcuni produttori scelgono di destinare vigneti specifici alla produzione di questo vino, altri optano per assemblaggi, talvolta le uve sono fresche, altre volte invece sono appassite per più o meno giorni. 

L’appassimento 

Possiamo/vogliamo veramente parlare di appassimento quando parliamo di Valpolicella superiore? A mio avviso, modesta opinione sia chiaro, la risposta è no. Dovremmo piuttosto trovargli un altro nome. Questo perché il (talvolta previsto) breve riposo delle uve prima di essere pigiate è concettualmente diverso dall’appassimento come tecnica di produzione per Amarone e Recioto. Recentemente candidato a diventare patrimonio Unesco, questo processo è caratterizzato da tempi lunghi e ritmi lenti ed è atto alla realizzazione di vini figli del freddo. Tecnica irreversibile e a tratti magica (ma tranquilli, è solo chimica…) concettualmente si differenzia dai più sfuggevoli 10 o 30 giorni di riposo delle uve per il Superiore. 

Sono miei osservazioni, lo ribadisco, che spero però possano far riflettere anche sull’importanza di tutelare la buona riuscita dell’appassimento per Amarone e Recioto. Proprio come avveniva un tempo, cioè lentamente con (e grazie) al freddo, anche grazie allo studio e l’impiego di tecnologie e ambienti tecnici all’avanguardia e all’insegna della sostenibilità.  

Valpolicella Superiore: under the spotlight 

I numeri del territorio parlano chiaro. La Valpolicella esporta in media per oltre il 70%. Attualmente il Superiore rappresenta il 7% della produzione totale, aggirandosi sui 4,5 milioni di bottiglie all’anno, poco più. Per la cronaca la denominazione tutta produce 70 milioni di bottiglie divise, non in maniera equa, su 5 referenze. Per il Superiore potenziale di crescita ce n’è. Ma prima di spingere sull’acceleratore è importante anche domandarsi a livello mondiale dove e come si colloca e in che range di stile si inserisce. 

Ecco quindi che il Consorzio ha intrapreso un percorso in tal senso organizzando per i produttori degli assaggi comparativi rigorosamente alla cieca con vini da tutto il mondo paragonabili per stile, prezzo e posizionamento. Il risultato è stato che il Valpolicella Superiore ha sì competitor nel mondo ma allo stesso tempo ha una sua voce. Andando a delinearsi maggiormente nel tempo in termini di stile (con una tendenza a un gusto sempre più equilibrato e meno concentrato, riservando questa caratteristica a Ripasso e Amarone) non potrà che affermare sempre più il suo nome nel mondo. 

Questi i vini che mi hanno convinta maggiormente durante la degustazione. Clicca sul nome per leggere la scheda organolettica e il punteggio.

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