Capodanno in bianco

di Riccardo Viscardi 10/02/17
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Capodanno in bianco

La telefonata del Doc comportava un radicale cambiamento nell’andamento cromatico del capodanno da rosso rubino con tendenze granate a un paglierino più o meno carico, con tendenze dorate nel caso di muffati e vendemmie tardive. Abbinare lavoro e festività non ci era mai successo; motivazione sufficiente già questa, ma l’idea di essere all'Orvieto Winter Jazz Festival ha fugato ogni dubbio. Quindi 4 degustazioni da guidare, dal 29 dicembre al 1 gennaio alla scoperta e riscoperta di uno dei vini bianchi italiani più famosi all’estero e in un periodo di profondo rinnovamento: l’Orvieto.


Al centro di questo rinnovamento è un'organizzazione, Orvieto diVino che vede coinvolto anche il consorzio. All’interno di Orvieto diVino un comitato scientifico formato da persone di indubbio valore come il professor Attilio Scienza, l'enologo Riccardo Cotarella, lo stesso Daniele Cernilli con altri esponenti di spicco della ricerca e della comunicazione. Le scelte del comitato sono applicate con dedizione da moltissimi produttori dando così una presenza territoriale importante e anche una massa critica di prodotto tale da affrontare i mercati. Le principali direttive del comitato scientifico riguardano la scelta di cloni e di produzioni per ettaro decisamente inferiori al disciplinare. La scelta dei cloni si concentra soprattutto sul procanico nella variante meno produttiva (T34) con un'attenzione particolare anche verso il grechetto. I due vitigni insieme devono rappresentare almeno il 60% del totale, per la denominazione Orvieto, anche se moltissimi produttori si stanno dirigendo verso percentuali più elevate di grechetto.


Le degustazioni hanno riscontrato un grande successo di pubblico con 80 persone sedute ogni volta e una lunga lista d’attesa; per la prima volta abbiamo visto concretamente coinvolte le amministrazioni cittadine che hanno messo a disposizione per le degustazioni il Foyer del teatro Mancinelli, un posto bellissimo. Da segnalare anche la sinergia con la ristorazione cittadina: alla fine delle degustazioni due locali proponevano ciascuno un piatto da abbinare ai vini. Insomma una grande iniziativa.

Tornando al vino, siamo rimasti piacevolmente sorpresi dal grande balzo in avanti della qualità nelle ultime annate. Ma ancora più importante è che finalmente il territorio inizia a farsi sentire. La zona dell’Orvieto Classico si può dividere in tre macroaree. La parte a sud della confluenza del fiume Paglia nel Tevere, con terreni di tipo tufaceo vulcanico, una mediana di arenarie e la parte nord verso Allerona con argille più consistenti. Ovviamente i vini ne risentono sia nel procanico che nel grechetto, con una componente olfattiva che passa da note più fresche di salvia, sambuco, fiori bianchi e acidità più elevate della zona sud verso un progressivo ispessimento gustativo con minore acidità e più ricchezza verso Allerona; l’olfatto percorre uno scenario simile con note di fiori gialli e poi anche più scuri e la frutta vira verso il giallo dopo una transizione su note bianche. Queste differenze finalmente si coglievano facilmente nei vini in degustazione, segno che i produttori stanno facendo rivivere il territorio.


Le aziende coinvolte nelle degustazioni erano Argillae, Barberani, Bigi, Cantine Altarocca  Cantina Cardeto, Cantine Monrubio, Castello della Sala, Castello di Corbara, Castello di Montegiove, Custodi, Decugnano dei Barbi, Falesco, Freddano, La Carraia, Ruffino, Tenuta Le Velette, Tenuta Vitalonga, ciascuna con due vini a scelta. I ristoranti che hanno preparato per l'occasione cibi tipici del territorio, semplici e genuini e altrettanto rappresentativi: Trattoria da Carlo, Ristorante I Sette Consoli, Ristorante Vinosus, Trattoria La Pergola, Osteria da Mamma Angela, Ristorante Capitano del Popolo, Ristorante Il Miglio.

Orvieto è una bellissima cittadina con monumenti importanti, il duomo, il pozzo di San Patrizio, un interessantissimo percorso sotterraneo, ottima anche l'offerta gastronomica che propone oltre al grande classico ristorante I Sette Consoli, anche trattorie di ottimo livello con ricarichi sul vino modesti. Data l'esperienza diretta, vorremmo segnalare in particolare Osteria da Mamma Angela, Trattoria da Carlo e Ristorante Il Miglio. Unica cosa veramente assurda della cittàè il costo folle dei parcheggi: dover pagare 12 euro al giorno per una struttura lontana dal centro e raggiungibile con difficoltà ci sembra un furto.

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