30 anni di Alfiera, l’iconica Barbera dei Marchesi Alfieri

di Erika Mantovan 20/01/23
2014 |
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Marchesi Alfieri Barbera d'Asti Alfiera verticale

Dal 1993 la Barbera d’Asti Superiore dei Marchesi Alfieri ha accompagnato la vita dell’azienda, diventandone il vino iconico. Ne abbiamo ripercorso la storia attraverso la degustazione di 3 decadi di produzione.

Tra i molti scritti su Camillo Conte Benso di Cavour non si pone mai abbastanza attenzione a quello che fu il suo impegno nelle terre a cavallo tra Alba ed Asti. Il Castello Marchesi Alfieri a San Martino Alfieri, dal 1990 ha ripreso l’originale percorso enoico, diventando presto un importante e riconosciuto esponente della Barbera. Fresca e giovane ma soprattutto dal grande potenziale di invecchiamento. 

La storia inizia nel 1616 con Carlo Emanuele I di Savoia e la concessione a Urbano Alfieri del feudo di San Martino, una viticoltura più ragionata arriva, però, più tardi proprio con Cavour, che sarà in prima persona legato alla tenuta, per motivi familiari prima che commerciali. Sulle colline davanti al castello fa piantare Pinot nero - così come al Castello di Neive - sia per la fertilità delle terre sia per rendere autonoma la nipote Giuseppina, andata in sposa a Carlo Alfieri di Sostegno. Il cammino e i suoi effetti sono osservabili in numerosi dipinti nei saloni del castello, cade l’occhio su quello che raffigura Carlo Emanuele III in primo piano rispetto al porto di Nizza, primo affaccio agli sblocchi commerciali via mare per questa parte di Piemonte. Il castello è una dimora d’inaudita bellezza, realizzato dal 1696 al 1721 dall'ingegnere Antonio Bertola e vive una seconda vita nell'Ottocento, grazie alle opere di rifacimento in stile neobarocco dell’architetto Ernesto Melano.

Spazi congeniali per la produzione di vino, finemente conservati, oggi sfruttati al massimo dal direttore-enologo Mario Olivero: la storica barricaia con circa 250 barrique di rovere francese (Allier e Tronçais), alla quale è stato affiancato nel tempo un secondo ambiente per tonneau e botti grandi. Le antiche scuderie diventano luogo ideale per l’affinamento delle bottiglie in vetro. Le quasi duecentomila bottiglie prodotte sono frutto di un percorso intrapreso dall’ultimo ramo della famiglia Alfieri legato ai Casimiro San Martino di San Germano, Emanuela, Antonella e Giovanna che, in una grande, santa annata come è la 1990, hanno dato luce alle loro prime diecimila bottiglie. Che bisognava vendere. Il mercato rispose con entusiasmo, l’attività proseguì felicemente, si apportarono le prime grandi trasformazioni in vigneto e a livello strutturale. Si inizia a diradare, si pianta Nebbiolo e si inaugurano nuovi locali adibiti a camere per l’ospitalità. 

Da dieci anni la cantina si cimenta anche nella produzione di Metodo Classico a base Pinot Nero, che nel tempo ha visto incrementare la sua sosta sui lieviti per rilasciare, nell’ultima release, materia, agrumi e sapidità. Ma la produzione, come detto, è incentrata principalmente sulla Barbera nei 20 ettari di proprietà sulle colline a sinistra del Tanaro, in cui la geologia crea una bella suggestione: si trovano elementi che riportano al Roero, per la presenza di sabbia e calcare ma anche qualche eredità di Langa, in terreni marnosi e argillosi. Verso Asti, invece, troviamo suoli più sabbiosi, soprattutto nei punti più alti delle colline su argille di Lugagnano. 

Ebbene, un patrimonio viticolo così sfaccettato impone vinificazioni parcellari nonché uno studio dettagliato dei vigneti. La Barbera d’Asti Superiore Docg Alfiera (€ 28,00), espressione più importante dell’azienda, ha visto negli ultimi anni l’impiego anche di tonneau al fianco delle barrique nuove e di diversi passaggi in fase di affinamento. Un’integrazione che restituisce una lettura del vigneto e dell’annata diverse riscontrate in una verticale di Barbera d’Asti Superiore Alfiera organizza dalla cantina per ripercorre i 30 anni di vinificazione della stessa, dal 1993 al 2019. Tre decadi a confronto, nei quali anche clima e viticoltura sono cambiati. Variabili da prendere in considerazione nella “scansione” dei 5 ettari del vigneto Quaglia, a corpo unico, dedicato interamente alla produzione dell’Alfiera. Qui, troviamo 4 diverse parcelle che, per conformazione del suolo e diversi tempi di maturazione dell’uva, vengono vendemmiate e vinificate separatamente. Solo una volta ultimata la malolattica prenderà forma l’assemblaggio finale, che completerà l’affinamento prima dell’immissione nel mercato. Il vigneto, a partire dalla prossima vendemmia, vedrà ultimata la sua “rigenerazione”, con l’ultimazione del reimpianto degli ultimi filari su selezione massale. 

Tra gli obiettivi della degustazione ci sono l’omaggio alla nascita di questo vino e la verifica della tenuta del tempo di una Barbera che, dal suo principio, si presenta con quelle intenzioni. 

In batteria, nelle annate più calde, l’alcol è evidente dal primo respiro ma l’acidità che caratterizza quest’uva vince sul peso della massa. In beva straordinaria, per profondità ed equilibrio, c’è l’Alfiera 2005 e ancora prima il 1993 e la 2001. Avvicinandoci ai giorni nostri, con la 2015 si percepisce l’inizio di un nuovo percorso, l’acidità muove ogni cosa, dallo strato speziato a quello fruttato per riproporre un’eco fruttata, già morbida. Di vicina impostazione c’è anche la 2017 dove la parte boisé nel finale suggerisce un buon potenziale di invecchiamento. 

Tutti i vini svolgono una fermentazione sulle bucce in vasca di acciaio alla temperatura di 28-30°C per 15-20 giorni con delestage e leggeri rimontaggi; effettuano la fermentazione malolattica in legno con bâtonnage in barrique di rovere francese (Allier e Troncais) da 225 litri e qui maturano per 18 mesi. Dal 2015 fermentazione e affinamento avvengono anche in botti di 500 litri.

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