Da Rottensteiner solidità e affidabilità altoatesina

di Sissi Baratella 25/08/20
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Hanner Rottensteiner

Vigne di proprietà e conferitori storici contribuiscono a una produzione di qualità, divisa tra 24 etichette per rispettare le diversità varietali e territoriali.

La cantina Rottensteiner non è nuova alla redazione di Doctorwine che già l’aveva incontrata nel corso di una degustazione lo scorso anno a Roma. Quest’anno però ho avuto io la possibilità di andare a trovarli in loco e approfondire la conoscenza dei vini dello stambecco, “toccare con mano” le sue rocce rosse e apprezzare l’intera produzione divisa in 24 etichette (per circa 450.000 bottiglie annue vendute localmente, nel resto di Italia e in Europa per lo più).

A Bolzano, a pochi minuti in auto dalla città si trova la cantina di vinificazione e affinamento. Nata nel 1956 si dedica all’imbottigliamento dei vini a partire dagli anni ’80 investendo e coltivando in maniera più curata e puntuale l’immagine e l’identità aziendali. È recente anche il restyling delle etichette e la scelta di una bottiglia personalizzata. 

La famiglia Rottensteiner lavora insieme su più fronti: Hannes e papà Anton seguono la produzione (con la consulenza esterna di Lorenz Martini) e le relazioni con i conferitori (13 ettari di proprietà e 50 conferitori storici) costantemente in corsa per fornire l’uva migliore, mamma Rosa supervisiona il tutto, Judith, moglie di Hannes, è la donna marketing dell’azienda e poi c’è Evi, sorella di Judith, che segue l’accoglienza gestendo un agriturismo incantevole che si erge dalla vigna di schiava da cui prende il nome, Kristplonerhof (vigna con vista spettacolare sulla vallata). C’è poi Silvia, sorella di Hannes, che, dopo aver contribuito allo sviluppo dell’immagine dei vini, ha ceduto al fascino della viticoltura, come darle torto?

I vigneti sono a spalliera, ad altitudini più o meno elevate a seconda della varietà al fine di conservarne gli aromi fino a completa maturazione. La composizione del suolo è di base porfidica (la roccia rossa per l’appunto), cambiano in percentuale la presenza di sabbia e limo, il territorio è infatti attraversato dal torrente Talvera che a sua volta confluisce nel fiume Isarco. Il clima bolzanino prevede calde estati e freddi inverni, gode, seppur timidamente, del finale di brezza dell’Ora del Garda. 

Fatte le dovute presentazioni passiamo ai vini. Tutti vinificati in acciaio. 

Il 60% della produzione aziendale è dedicato ai vini rossi; la vinificazione del lagrein regna sovrana vantando circa 35.000 bottiglie/anno, proposta sia in versione rosata, solo acciaio, che rossa, il Lagrein Gries Select Riserva, per cui è previsto una maturazione in barrique. Del resto ci troviamo nella frazione di Gries, patria di quest’uva, mi racconta Hannes che per primo in azienda crede in questa varietà. Seconda solo per numero di bottiglie ma mai per importanza è la schiava (o Vernatsch) proposta sia in purezza, nella sua espressione più versatile e beverina, il Vigna Kristplonerhof, sia in una versione leggermente più complessa, e di grande tipicità, il Vigna Premstallerhof St. Magdalener Classico, da vigna a conduzione biodinamica e di proprietà della famiglia Vogel, in questo caso è prevista una piccola aggiunta di lagrein.   

Sebbene rappresentati leggermente in minoranza, i vini bianchi non sono da meno. Si distinguono il Pinot bianco (Weissburgunder) Carnol, complesso, intrigante, dal sorso infinito. E il Sauvignon, dove la forza degli aromi varietali e fruttati lascia spazio, anche in questo caso, a tanta, tantissima, sapidità facendo dimenticare che si tratta di una varietà spiccatamente aromatica e raccontandosi per la sua capacità di beva. Un vino equilibrato grazie alla sapiente unione di uve da due vigneti che danno uve sauvignon leggermente differenti, più espressive sull’erbaceo le une, spiccatamente morbide e fruttate le altre.

Simpatia particolare suscita l’unica cuvée bianca, il Kitz, in prevalenza sauvignon, poi pinot grigio, bianco e chardonnay. Nato per essere sbicchierato e raggiungere (e conquistare) il pubblico dei più giovani… da qui il nome, Kitz, che significa cucciolo di stambecco. Facendo io, anagraficamente parlando (almeno credo), ancora parte dei “kitz” della degustazione non ho potuto che amarlo… il problema è che se poi assaggiate il sauvignon tornare indietro è praticamente impossibile. Bellissima anche l’etichetta, un paesaggio pixelato che ripropone i colori del bosco, il luogo perfetto per la mimetizzazione di un kitz. 

E per finire uno spoiler… pare che, appena si presenterà la vendemmia giusta, entrerà in produzione anche un pinot bianco destinato a riposare in legno. 

Alto Adige Pinot Bianco Carnol 2019

93 - € 12

Da uve pinot bianco. Acciaio. Paglierino scarico. Al naso fiori bianchi, pera e mandorla fresca. La bocca è tesa ed elegante. Buona freschezza da acidità sul palato, quasi acerbo e molto salato. Cremoso, denso e concentrato risulta piuttosto persistente. 


Alto Adige Sauvignon 2019

93 - € 12

Da uve sauvignon. Acciaio sui lieviti. Paglierino con riflessi verdi. Naso dolce di frutti tropicali e sfumature di vaniglia. In bocca l’aroma riconferma dolcezza ma il sorso è ampio, balsamico e dalla sapidità vivace sul palato. Gradevole la sua tensione erbacea. Il finale è lungo, salato e dalla piacevole persistenza di limone. 

Alto Adige Santa Maddalena Classico Vigna Premstallerhof 2019

92 - € 10 

Da uve schiava 90%, circa, e lagrein. Acciaio e in parte matura in barrique. Rubino trasparente dai riflessi viola. Al naso è dolce con note di ciliegia in confettura, albicocca secca e un ricordo di lavanda. In bocca il gusto è secco, lungo e mediamente morbido. Rimanda sempre alla frutta rossa ma con in aggiunta un finale pulito e amaricante. 

Alto Adige Select Lagrein Gries Riserva 2017

92 - € 21

Da uve lagrein. Acciaio poi matura in barrique nuove e usate per 12 mesi. Viola intenso e impenetrabile. Al naso emergono succo di mirtilli, confettura di visciole e note di vaniglia e anice stellato, con qualche sentore più tostato. Il sorso è secco e pulito, il tannino piuttosto presente. 

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