Ristorante Doppio a Trastevere

di Chiara Giannotti 03/11/17
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Ristorante Doppio a Trastevere

Con Doppio lo chef stellato Giuseppe di Iorio raddoppia la sua presenza nella capitale.

Dalla terrazza mozzafiato con vista Colosseo del ristorante Aroma, l'indiscussa esperienza di Giuseppe di Iorio si espande fino ad arrivare al cuore di Trastevere  in una strada tranquilla ma centrale. È qui che nasce il nuovo locale Doppio, improntato sull’eleganza e sulla ricerca del dettaglio,  dove l’atmosfera di casa si fonde con la cura estrema del ristorante più gourmet. Soli 30 coperti, divisi in due sale con soffitti alti, a volta, con caratteristici mattoncini a vista e pareti chiare impreziosite dalle opere dell’artista trasteverino Renato D’Ambrosio. 

Sono tre i soci che hanno creduto e investito in questo progetto, Maurizo Pontillo, Rinaldo Ruffini e Fabrizio Agostini che ha fortemente voluto l’ineguagliabile consulenza dell’amico Chef di Iorio per questa importante avventura. 

Qui la cucina riprende il suo modo unico di lavorare, agevolato dall’attrezzatura moderna e dalla scelta di prodotti genuini e territoriali, possibilmente a km zero . La brigata interna è giovane, capace e preparata, e viene guidata da Maurizio Bianchi, che ha fatto scuola tra le altre cose, alle Calandre.

Insieme hanno studiato un menù, aggiornato a seconda delle materie prime offerte dalla stagione, che prevede anche una degustazione, vini compresi, al prezzo di 75,00€, e a delle proposte per il pranzo più delicate e veloci.

Ad aprire i miei assaggi, dopo vari divertenti amuse bouche, è stata una deliziosa tartare di spigola con gel di mango e limone, polvere di olio evo, e patate viola croccanti

A seguire un polpo arrostito con variazione di peperoni e chips di olive nere.

L’apice del gusto è stato raggiunto poi con i ravioli fatti in casa, farciti con astice su crema di topinambur.

Come secondo un baccalà cotto a bassa temperatura con crema di ceci neri, bottarga di muggine, chips di rapa rossa e dischetto di rapa gialla caramellata.

Il dolce finale invece era una composizione di vari dessert, e comprendeva una mousse di cioccolato alla fava tonka con cialda all’olio, la crème brulée, una spugna al lampone e una crema all’arancia.

Non manca un’attenta selezione di vini  con un’ampia offerta di etichette, al momento 250 ma ancora in crescita, che prediligono vini naturali e proposte particolari. Nel mio caso la serata è stata impostata principalmente sulle sfumature del rosa, partendo da Apnea Rosé, uno spumante di nero di Troia in purezza di Giancarlo Ceci, seguito dal toscano Cassiopea Pagus Cerbaia di Poggio al Tesoro, e dall’Ansonica di Colleoni, che non è un rosato ma un orange wine, ossia un bianco con macerazione prolungata.

A chiudere non poteva mancare un vino da meditazione, il Calisaya, Barbera d’Asti chinato, che ben si accompagna al cioccolato e alla pasticceria secca di fine serata.

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