Guido Berlucchi e il restyling dell’intramontabile Linea ‘61

Il restyling della ‘61 non è solo un mero cambio di look ma rimarca tre valori della storia Berlucchi: la Forza di un’idea, la Bellezza della Natura e la Cura del Saper Fare. 

È stata la splendida terrazza del W Hotel di Roma la tappa conclusiva del tour che ha portato in giro per l’Italia la rinnovata filosofia e il restyling visivo della storica Linea ‘61 della Guido Berlucchi. Lo scenario sospeso tra i tetti della Capitale, con un panorama che lascia ogni volta a bocca aperta tra i ciuffi dei pini secolari e i monumenti illuminati al tramonto ha fatto da perfetto contrappunto alle bollicine della storica cantina della Franciacorta che ha scelto di rifarsi il maquillage per comunicare una precisa scelta di rotta per i suoi prestigiosi vini. 

Ma parliamo un po’ di storia: era appunto il 1961 quando Franco Ziliani, considerato allora un folle scriteriato, imbottigliò la sua prima bollicina in quell’area dove si mangiava polenta e osei, brasato e manzo all’olio. Lì dove la cucina chiamava a gran voce vini rossi strutturati lui decise di impiantare Chardonnay. A Franco piacevano gli champagne, aveva nella testa il sogno di creare il suo “champagne” e trovò nella Franciacorta le caratteristiche climatiche e ampelografiche idonee per l’allevamento dello Chardonnay prima e del Pinot Nero dopo. Il sogno diventa reale e le bollicine lombarde un grande successo in brevissimo tempo. 

La Guido Berlucchi brucia le tappe diventando in breve tempo una grande azienda, la più grande in Franciacorta, ma un’azienda che rimane legata nell’animo a quella cantina familiare degli albori. Ora le redini sono nelle mani di Cristina, Paolo e Arturo, i figli di Franco. Cristina si occupa del marketing, Paolo è il vulcano della famiglia mentre Arturo è l’amministratore delegato dell’azienda e quello che ha seguito più da vicino il solco del papà Franco diventando enologo. Le tre linee la ‘61, Nature e Palazzo Lana sono “i suoi frutti”.

Nel 2009-10 nasce quindi la Linea ‘61, ci racconta Cristina con un sottofondo di cicale e una piacevolissima brezza tipica delle ottobrate romane quasi a fare da orchestra naturale venuta apposta a dare il benvenuto. La linea nacque come risultato del cambiamento sia dal punto di vista viticolo dato dai nuovi vigneti con i nuovi sesti d’impianto sia da quello tecnologico con le nuove modernissime presse. Si produce come sempre seguendo criteri di qualità dai quali non si transige. Negli anni si è sempre puntato sulla sostenibilità della quale si parla tanto in questo periodo, continua entusiasta Cristina, ma questo per un viticoltore è tipico del proprio dna, spiega: “come potremmo avere nel bicchiere qualità se la vite, che affonda le radici nel terreno, non lo facesse in un terreno coltivato in un certo modo. Non possiamo non fare così”.  

L’attuale restyling della ‘61 non è quindi solo un mero cambio di look ma rimarca proprio tre valori insiti nella storia della Berlucchi: La Forza di un’idea, cioè quella innovativa che ebbero Paolo Ziliani e Guido Berlucchi nel 1961. La Bellezza della Natura, attraverso il packaging così delicato ed elegante che assomiglia un po’ alla zona della Franciacorta dal quale proviene e che è considerata il giardino vitato di Milano, e non ultimo La Cura del Saper Fare e quindi la tecnologia che non è solo a livello vinicolo ma anche viticolo, con l’introduzione del concetto di  Precision Farming volto ad intervenire a livello di vigneto solo quando serve e solo dove serve in modo sartoriale. Proprio con riferimento a quella artigianalità che tutto il mondo ci invidia. Con un’attenzione pignola alla viticoltura biologica. Siamo in un Paese che fa del bello e del buono il suo punto di forza e il vino non deve fare eccezione. 

Al nome Linea ‘61 ora si aggiunge Numero Primo: un numero indivisibile se non per sé stesso e rappresenta nel caso della Guido Berlucchi il legame inscindibile con il territorio della Franciacorta. 

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